L’approccio dei Tg all’ambiente: allarmistico e sporadico. I dati del Rapporto Eco-Media

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logo-osservatorio-eco-media-2Di ambiente se ne parla poco. Soprattutto se ne parla poco e male nei telegiornali italiani, che sono lo spazio mediatico più seguito dai cittadini del nostro paese. Nei primi nove mesi del 2015, solo il 3,3% dei servizi andati in onda sui tg italiani (contro il 4,9% di quelli europei) ha infatti trattato di temi ecologici. E quando lo ha fatto, è stato soprattutto con toni allarmistici e in occasione di eventi di carattere prevalentemente negativo: disastri, maltempo, degrado, con pochissima – in certi casi addirittura nessuna – attenzione alle notizie “positive” (es. natura, best practice), che al contrario trovano maggiore valorizzazione da parte delle emittenti estere.

A leggere i risultati del 2° Rapporto Eco-Media sull’Informazione ambientale in Italia c’è da sperare che la Conferenza sul Clima COP21 di Parigi serva da occasione per una decisa inversione di tendenza. Perché i risultati dell’analisi realizzata dall’Osservatorio Eco Media, think tank istituito da Pentapolis Onlus in collaborazione con l’Università Lumsa e in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia, sono tutt’altro che positivi. Il rapporto in particolare si sofferma sulla copertura delle notizie ambientali da parte dei tg delle 7 principali tv italiane: Rai1, Ra2, Rai3, Rete4, Canale5, Italia1, La7. Un totale di 35mila servizi messi a confronto con quelli di tre emittenti estere (l’inglese BBC One, la francese France2 e la spagnola TVE La1, per un totale di 13mila servizi).

Scendendo nel dettaglio scopriamo che la percentuale maggiore delle news ambientali è rappresentata da Incidenti e calamità (tempeste e alluvioni, tornado e trombe d’aria, siccità ed incendi, epidemie che colpiscono flora o fauna, terremoti, situazioni di dissesto idrogeologico, cambiamenti climatici) seguita da Meteo (maltempo e condizioni meteorologiche – che non generano incidenti o calamità – e curiosità – ad es. sul consumo di gelati nella stagione calda, i bagni nelle fontane ecc.); quindi Degrado/inciviltà (reati di tipo ambientale, incuria, inquinamento, mancanza di interventi contro il degrado ambientale e maltrattamento degli animali); poi Natura (mondo animale, vegetale e minerale, inclusi i servizi che valorizzano il patrimonio ambientale naturalistico e paesaggistico e tutte quelle notizie “curiose” e leggere sugli animali); infine le Best practices (azioni che permettono di ottenere migliori risultati in svariati contesti, come l’impiego di nuove energie sostenibili o la formulazione di piani di sviluppo o salvaguardia dell’ambiente). In generale, come detto in apertura, le classi tematiche più presenti sono anche quelle più connotate da toni allarmistici o comunque in prevalenza negativi.

Nelle notizia di carattere ambientale la gente comune è interessata soprattutto in quanto vittima (es. nel caso di alluvioni, terremoti ecc.) come vittime lo sono le aziende agricole e i contadini. Il ruolo del “cattivo” è coperto spesso dalle multinazionali (pensiamo alla Volkswagen) e dalle imprese private del settore energetico. In generale, il tg tendono a sacrificare, secondo il rapporto, “gli aspetti dell’ambiente più strettamente connessi alle dimensioni propulsive dell’economia e lo sviluppo, privilegiando il carattere emergenziale degli eventi e le cosiddette bad news”.

«Dopo esserci concentrati l’anno scorso sulle principali testate di carta stampata, abbiamo analizzato quest’anno i principali tg nazionali» ha spiegato Massimiliano Pontillo, presidente Pentapolis Onlus. «Il nostro obiettivo è, infatti, offrire una fotografia di come i temi ecologici vengano effettivamente trattati dai vari settori dell’informazione nazionale, per aiutare ad aumentare livello e qualità delle coperture offerte. Ma vogliamo anche dare indicazioni ad associazioni e imprese su quali sono gli aspetti dei fatti ambientali che maggiormente riescono a ‘bucare lo schermo’ e ad essere trasformati in notizia». Sulla carta stampata i risultati hanno confermato più o meno la stessa tendenza: su 626 articoli apparsi nel periodi di osservazione, la distribuzione di questi vedeva in pole position ilSole24Ore, dal quale provenivano il 35% degli articoli analizzati, seguito da La Stampa (25%), il Corriere della Sera (22%) e La Repubblica (18%). Solo il 9% di questi articoli a tematica ambientale hanno guadagnato la prima pagina e il 57% degli articoli avevano un taglio cronachistico, mentre solo il 9% erano inchieste e dossier.

Il rapporto completo è consultabile qui

Maurizio Bongioanni

 

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