Giudizio Universale: una causa per il clima

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“L’emergenza climatica è qui: sta già influenzando le nostre vite e non risparmierà nessuno. Tutti i governi italiani hanno rinviato decisioni coraggiose per prevenire il disastro. Ma ora non possiamo più aspettare: ne va del nostro futuro. Questa intollerabile inazione ci spinge a confrontarci con lo Stato e le sue responsabilità.”

Così dicono più di 200 ricorrenti (tra cui 17 minori rappresentati in giudizio dai genitori) e 24 associazioni (capofila l’associazione A Sud, ma anche i Fridays for Future, Peacelink,…), impegnate nella giustizia ambientale e nella difesa dei diritti umani.

Hanno deciso di intraprendere un’azione legale mai intentata prima in Italia, citando in giudizio lo stesso Stato Italiano per inadempienza climatica, cui consegue la violazione di numerosi diritti fondamentali riconosciuti dallo Stato italiano.

L’azione legale è promossa nell’ambito della campagna di sensibilizzazione intitolata “Giudizio Universale” e si inserisce a pieno nel solco di altre “climate litigation” portate avanti in diversi paesi del mondo. L’ultima delle quali, contro la Shell in Olanda, è stata vinta. 

I ricorrenti del “Giudizio Universale” sono assistiti da un team legale composto da avvocati e docenti universitari fondatori della rete di giuristi Legalità per il clima.

Spiegano: “Oggi i cambiamenti climatici rappresentano un’emergenza ambientale globale e minacciano il godimento dei diritti umani fondamentali quali, tra gli altri, il diritto alla vita, alla salute, all’alimentazione, all’acqua, all’alloggio, alla vita familiare. Tra di essi, va ricompreso anche il diritto umano ad un clima stabile e sicuro: dal momento che le condizioni climatiche influenzano la tutela degli altri diritti, il riconoscimento di un diritto specifico alla stabilità climatica fornisce ulteriore livello di protezione a tutti i diritti condizionati dal clima.

Un’insufficiente azione climatica a livello globale, così come a livello nazionale, pur di fronte a prove scientifiche schiaccianti, si profila quindi come la più grande violazione intergenerazionale dei diritti umani della storia.

Le principali richieste specifiche avanzate dai ricorrenti al giudice sono:

  • dichiarare che lo Stato italiano è responsabile di inadempienza nel contrasto all’emergenza climatica;
  • condannare lo Stato a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 92% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.

Questa percentuale è calcolata tenendo conto delle responsabilità storiche dell’Italia nelle emissioni clima-alteranti e delle capacità tecnologiche e finanziarie attuali; in conformità ai principi di equità e di responsabilità comuni ma differenziate che caratterizzano il diritto climatico.

L’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC)

Il Report dell’IPCC (leggi il nostro articolo in proposito qui), pubblicato ad agosto 2021, d’altra parte aumenta il livello di allerta, rendendo la causa ancora più importante. Secondo il report, a causa delle attività umane la crisi climatica ha già toccato quota +1,09°C. Il livello non superabile di +1,5° è sempre più vicino.

Le concentrazioni atmosferiche di CO2 sono le più alte degli ultimi 2 milioni di anni.

Il pianeta è in codice rosso e non c’è più tempo da perdere. Per questo la strategia delle azioni legali contro gli stati o contro le aziende è uno dei modi che hanno cittadini ed associazioni per costringere ad agire prima che sia troppo tardi.