Il nuovo rapporto dell’IPCC e la salute (sempre più a rischio) del Pianeta

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L’ Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. È stato istituito nel 1988 allo scopo di fornire al mondo una visione chiara e scientificamente fondata dello stato attuale delle conoscenze sui cambiamenti climatici e sui loro potenziali impatti ambientali e socio-economici. Circa ogni 5-6 anni dalla sua creazione, l’IPCC ha prodotto un rapporto di valutazione del cambiamento climatico contenente le informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche aggiornate prodotte in tutto il mondo, e importanti per la comprensione dei cambiamenti climatici.

Il 6 agosto, è stata finalizzata la prima parte del sesto rapporto (Climate Change 2021: The Physical Science Basis) che uscirà nella sua interezza nel febbraio 2022.

Cosa ci dice il rapporto? Nulla di nuovo, ma non per questo meno allarmante.

Come ormai assodato dalla comunità scientifica, sono proprio le emissioni causate dall’attività umana ad aver surriscaldato il Pianeta, soprattutto a partire dalla seconda metà dell’800 ma con un aumento esponenziale dagli anni ’60 dell’ultimo secolo e gli effetti prodotti hanno una potenza senza precedenti (si pensi alle alte temperature e agli incendi che divampano sempre più frequentemente in varie parti del mondo, ma anche a fenomeni meteorologici come piogge torrenziali e distruttive, siccità prolungate che rovinano i raccolti e l’innalzamento del livello dei mari a causa dello scioglimento dei ghiacci polari).

L’effetto cumulativo delle emissioni fa si che il futuro del Pianeta sia sempre più a rischio e dunque, attraverso una catena di eventi, senza l’intervento di cambiamenti sostanziali nel nostro modello di produzione e sviluppo, le temperature continueranno ad innalzarsi, ciò causerà un aumento di eventi estremi e l’atmosfera diventerà sempre meno efficiente nell’immagazzinare l’eccesso di CO2.

Per questo, il rapporto IPCC è chiaro nel sostenere che sia necessario limitare il riscaldamento globale indotto dall’uomo per raggiungere almeno la neutralità di emissioni di CO2, insieme ad una forte riduzione di altri gas serra come il metano (CH4), uno dei gas più dannosi perché molto potente nell’intrappolare calore.

Come ridurre la concentrazione di questi gas? Le azioni da intraprendere sono molte, non esauribili nello spazio di un articolo e multi-livello.

Sicuramente nel futuro prossimo sarà necessaria una conversione industriale senza precedenti che prediliga l’utilizzo di fonti di energia rinnovabile e pulita, inoltre è necessario combattere fenomeni come la deforestazione (come sappiamo gli alberi sono i nostri più grandi alleati nell’immagazzinare CO2), fenomeno direttamente collegato all’allevamento intensivo (sempre più spesso per far spazio a nuovi allevamenti vengono distrutte grandi aree boschive ed i bovini sono tra i maggiori produttori di gas metano, senza contare l’enorme impronta idrica che ha questo settore produttivo).

Ma anche noi possiamo fare la nostra (piccola) parte. Come? Ecco qualche piccolo esempio: riduciamo i consumi, acquistiamo poco ed in modo etico, mangiamo vegetale e facciamo sentire la nostra voce!

Per saperne di più e leggere il rapporto collegati al sito di IPCC.

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