30mila firme, da Parma un grido d’allarme sulla qualità dell’aria

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Salviamo l’aria di Parma dall’inquinamento, insieme si può fare”, questo il titolo di una petizione online che, in meno di tre settimane, ha superato le trentamila firme, un numero sorprendente, che ha attirato anche le attenzioni dei media.

«Purtroppo fa più notizia il numero di firme che il contenuto della petizione, mentre se i media si occupassero seriamente di questi problemi, si potrebbe davvero cambiare le cose», osserva in apertura della nostra intervista Francesco Fulvi, uno dei promotori della petizione e della rete di associazioni “Parma a Dimensione Umana” che l’ha lanciata. Ingegnere, Architetto, Insegnante, Francesco si spende da anni per promuovere un’idea di futuro all’insegna della sostenibilità e della rigenerazione.

Considerato che la petizione online non ha valore formale, immagino che l’idea sia partita con obiettivi di sensibilizzazione e comunicazione.

«Tutto nasce dalla situazione drammatica della qualità dell’aria a Parma e della Pianura Padana, una tra le aree più inquinate al mondo. Una recente ricerca ha stabilito che siamo la 38a città più inquinata d’Europa su oltre 800 esaminate, e che prendere i provvedimenti giusti salverebbe quasi 150 vite umane l’anno.

In realtà la petizione non è la prima azione di sensibilizzazione, è stata preceduta da una campagna ispirata dalla Sindaca di Parigi Anne Hidalgo, con una serie di foto di amici e conoscenti associata a frasi sui pericoli dell’inquinamento. Qualche tempo dopo ho cominciato a coinvolgere persone un po’ più in vista: presidi di scuole, imprenditori, sportivi, e naturalmente la cosa ha iniziato ad avere più risalto. Grazie all’iniziativa di una studentessa che mi ha intervistato per il magazine scolastico, siamo finiti su un giornale. Questo ha impresso una svolta: moltissime persone mi hanno contattato proponendosi per la campagna, e in poco tempo abbiamo superato le 240 foto: una community di cittadini che hanno abbracciato la causa e si sono attivate per supportarla. Da lì è nata l’idea della petizione, ovviamente online visto il periodo di restrizioni anti-Covid».

Nel frattempo, era anche nata la rete Parma a Dimensione Umana.

«Già, senza la Rete il successo della petizione non sarebbe stato possibile. Durante il lockdown, chiusi in casa, vedevamo le notizie di tante città che, da subito, iniziavano a prepararsi per il dopo. A Parigi, ma anche a Milano, si allestivano piste ciclabili sperimentali, semplicemente tracciandole su una porzione di strada, sfidando le proteste dei soliti automobilisti irriducibili. Speravamo di leggere qualcosa del genere anche a Parma, invece non succedeva niente. Così, con tante associazioni amiche che si occupano di ambiente, sociale, migranti, ma anche negozi solidali e cooperative, abbiamo scritto un manifesto che, mettendo al centro le persone, chiedeva al sindaco Pizzarotti di intraprendere con maggiore decisione la strada dello sviluppo sostenibile, senza inseguire la città da copertina, capitale di questo e di quello».

A proposito della petizione, apparentemente fa proposte abbastanza generiche, niente di rivoluzionario.

«In effetti non sapevamo bene quanto essere ambiziosi nelle proposte. In Comune cosa bisogna fare lo sanno già: hanno tecnici, dati, strutture di monitoraggio. Ci è sembrato giusto richiamare l’Amministrazione a una maggiore trasparenza, e a sensibilizzare la cittadinanza su una situazione che è una vera emergenza sociale e sanitaria. Non chiediamo una rivoluzione, ma che le persone non muoiano più a causa dell’aria cattiva. Se da 50 giorni l’anno di sforamento scenderemo a 40, significherà avere salvato delle vite umane».

Hai citato la Sindaca di Parigi, che è stata rieletta in pieno lockdown, e non era certo scontato, vista l’impopolarità di molti suoi provvedimenti. Anche nella petizione si leggono tra le righe provvedimenti che dispiaceranno a molti, magari anche tra coloro che l’hanno firmata.

«Proprio per questo chiediamo al comune di dire ai Parmigiani la verità, cioè che stanno morendo a causa dell’inquinamento, con lo stesso coraggio con cui Anne Hidalgo ha saputo dirlo ai Parigini. Grazie a lei oggi Parigi è uno dei modelli mondiali del cammino verso la sostenibilità, forse ospitare la COP21 nel 2015 le ha fatto capire la gravità della situazione, ma le ha anche fatto intuire che c’era un’onda di opinione che stava montando».

Paradossalmente, proprio negli stessi giorni in cui la petizione diventava virale, a Parma si è sollevata la protesta degli automobilisti contro le nuove ciclabili, che a loro dire toglierebbero spazio alle auto causando problemi alla circolazione.

«I cittadini pienamente consapevoli sono ancora pochi, invece è fondamentale informare, ma anche essere crudi: a coloro che per esempio non sanno rinunciare a usare l’auto privata, bisogna rispondere che questa scelta aumenta le probabilità che qualcuno, magari loro stessi o i loro cari, si ammali gravemente. L’ho sperimentato e fa effetto, le persone restano senza parole. È un’evidenza, un dato matematico: i 150 morti evitabili di oggi diventeranno 200, poi 300, la curva continuerà a crescere, se non sapremo cambiare le nostre scelte quotidiane e continueremo a produrre schifezze. Dobbiamo far capire a tutti che questo è un percorso obbligato, un cambiamento che non ha alternative».