A Ravenna, giovani artisti contro il consumo di suolo e la crisi climatica

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Durante l’OMC (Med Energy Conference and Exhibition), conferenza internazionale degli stati del Mediterraneo e delle multinazionali Oil & gas, tenutasi a Ravenna dal 24 al 26 ottobre, alcune associazioni tra cui il coordinamento ravennate di ‘Per il Clima – Fuori dal Fossile’ e la Rete Emergenza Climatica ed Ambientale (Reca) hanno organizzato un “controvertice ambientalista“, protestando contro le grandi opere dedicate al fossile. Numerosi i giovani artisti che hanno partecipato con le loro installazioni.

Federico Ferroni, giovane scultore, ha realizzato per l’occasione un’opera con legno di recupero, a tema riscaldamento globale e alluvioni.

Questo è il mio modo di fare arte, creo manufatti narranti che coinvolgano i miei simili dal punto di vista emotivo e culturale. Voglio spronare chi osserva ad interrogarsi di nuovo sulle immagini, in un’epoca di saturazione mediatica dove l’immagine è ovunque ma ha perso di consistenza.

Il 24 ottobre mattina, durante il presidio all’apertura dell’OMC davanti al Pala De André, Federico ha sfilato in testa al corteo portando in spalla la sua scultura, fin davanti all’ingresso e poi davanti alle telecamere l’ha imbrattata di fango.

L’opera rappresenta il volto di Teodora moglie dell’imperatore Giustiniano, simbolo della città, e si chiama “Palude eri. Palude tornerai?“. È una scultura che si sostanzia di legni recuperati da vari luoghi di Ravenna e dintorni, che simboleggia il rischio di perdere la nostra casa e un patrimonio culturale millenario di importanza inestimabile. Si tratta di un’opera che rappresenta la nostra inadeguatezza nell’adattarci all’ambiente e agli ecosistemi a noi circostanti, che risulterà infine nel nostro essere inglobati in essi. In questo scenario, Teodora diventa imperatrice della palude, incoronata da legna portata da fiumi e sradicata da potenti fenomeni naturali, simboli del territorio su cui la città si posò. A decorare le forme arboree attorno al suo volto, gemme più o meno grezze e resti di pendagli di ottone coperti di fango sono l’unica cosa che rimane dei fasti dei tempi della civiltà.

La Teodora è in mostra alla galleria MAG Magazzeno Arte Contemporanea fino al 26 novembre.

Quella stessa mattina, Aziz Sydygaliev, giovane del Kirghizistan, e Elizaveta Sineva, italo russa, artisti iscritti al biennio di Mosaico dell’Accademia di Belle Arti di Ravenna, hanno installato un’opera nel parco della Rocca Brancaleone, dal nome “Balance in landscape”.

Abbiamo voluto riflettere sull’importanza e sulla fragilità del nostro suolo, ma lo abbiamo fatto senza trasmettere ansia, per non provocare una chiusura e una negazione della situazione, ma suscitare interesse e curiosità. Questa installazione è fatta in mezzo alla natura, senza alcun impatto, a partire da elementi molto semplici. Intorno agli alberi abbiamo legato fili, unendoli da un albero all’altro formando una trama, come una ragnatela, che al centro sorregge e intrappola un grande pezzo di terra. L’equilibrio è tutto, il pezzo di terra pesa molto di più dei fili, ma si regge al di sopra del suolo grazie all’unione dei fili. La terra è intrappolata da fili che la strappano dal suolo, in una ragnatela che simboleggia lo strappo, il consumo di suolo dilagante, in un equilibrio precario e molto pericoloso.

Aziz Sydygaliev

Con questa opera vogliamo parlare del disastro ambientale di Ravenna, città attorniata da impianti inquinanti, ciminiere e che sta per ospitare un rigassificatore e un nuovo metanodotto. L’inquinamento di acqua, terra e aria è già spaventoso, stiamo distruggendo l’ecosistema e continua il consumo di suolo. L’arte a mio avviso serve a questo, non può cambiare la società, ma può raccontarla, può portare testimonianza, aiutare a creare consapevolezza, suscitare emozioni. L’arte in questo caso racconta la sofferenza di un territorio e la lotta per proteggerlo.

Elizaveta Sineva