A marzo sono arrivate le prime pietre nel Parco Nazionale delle Cinque Terre, capofila del progetto Stonewallsforlife. Finanziato nell’ambito del Programma LIFE “Adattamento al cambiamento climatico”, sono iniziati i corsi per la ristrutturazione, la manutenzione e la costruzione di muri a secco. Tra i partner del progetto figurano la Fondazione Manarola Cinqueterre, il DISTAV dell’Università di Genova, ITRB, Deputaciò di Barcellona e Legambiente.
Ne parliamo con Francesco Marchese, junior program manager del progetto, e Ludovica Schiaroli, responsabile della comunicazione.
Perché i muri a secco sono così importanti?
Sono una tecnica antichissima ma ancora valida, riconosciuta dall’UNESCO come patrimonio mondiale immateriale. Nelle Cinque Terre i muri hanno una funzione di sostegno delle fasce coltivate nei ripidi versanti modellati dall’uomo nel tempo per ricavare spazi ad uso agricolo. Il processo di abbandono delle attività agricole ha portato a una riduzione delle superfici coltivate con conseguenze per la salvaguardia del paesaggio, la conservazione e la trasmissione dei saperi legati alle tecniche costruttive a secco.
Il progetto europeo Stonewallsforlife vuole valorizzare questa tecnica, ancora più valida oggi con la crisi climatica ed ecologica, la siccità e i fenomeni estremi che stiamo vivendo. I muri a secco infatti sono fatti di pietre sovrapposte senza cemento, permeabili all’acqua, hanno una funzione di filtro e rallentamento della potenza dell’acqua. Costituiscono inoltre un habitat ideale per diverse specie vegetali e di microfauna, favorendo la biodiversità.
A chi sono rivolti i corsi per la costruzione dei muri a secco?
A febbraio è partito un corso avanzato dedicato ai manutentori dei sentieri del Parco. Vengono approfonditi aspetti relativi alla stabilità dei versanti terrazzati, alla regimazione delle acque superficiali, alle forme e alle cause del dissesto dei muri, alle diverse tecniche di posatura delle pietre, oltre che ad elementi di geologia e litologia. Ulteriori cicli formativi saranno rivolti a tutti coloro che vorranno approcciarsi al mondo delle tecniche tradizionali di costruzione in pietra a secco, con il coinvolgimento anche di migranti, esperienza già attuata in precedenza alle Cinque Terre.
E si svolgono in una delle aule più belle del mondo…
Esatto. Le meravigliose colline con i versanti terrazzati che circondano Manarola sono l’aula a cielo aperto dove si svolgono le lezioni pratiche dei corsi. Sono messi a disposizione della Fondazione Manarola, partner di progetto, che da anni si pone come obiettivo la manutenzione di questi muri e il ripristino delle coltivazioni, per il recupero dei terreni abbandonati, da assegnare successivamente alle aziende agricole locali.
Con quali azioni, oltre alla scuola per i muri a secco, diffondete questo progetto?
Dal networking con altri progetti alla conoscenza del territorio tramite trekking ed escursioni. Ad esempio, il 1 aprile ci siamo incontrati nell’ambito del calendario di iniziative del Walking Park. Un’occasione per scoprire la bellezza e la fragilità del paesaggio delle Cinque Terre. Ovviamente siamo molto presenti sui social (Facebook, Instagram, LinkedIn e Twitter), che aggiorniamo quotidianamente con foto, hashtag, pensieri e notizie, per coinvolgere sempre più pubblico!
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