Teachers for Future e il Climate Clock: #fatepresto!

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Il 22 luglio 2022 è stata celebrata la prima “Giornata dell’emergenza climatica“.

Ne parliamo con Monica Capo, portavoce dei Teachers for Future Italia, un collettivo di insegnanti, docenti, ricercatori impegnati in tutta Italia contro la crisi climatica e per spronare i governi a impegnarsi concretamente.

Cos’è “the Climate Clock” e perché il 22 luglio ha segnato una data storica?

The Climate Clock, l’orologio del cambiamento climatico, con il suo incessante countdown ci ricorda ogni giorno la gravità della crisi ecologica e climatica in atto. Dal suo famoso lancio a New York nel settembre 2020, installazioni digitali sono sorte in tutto il mondo anche a Roma.

Dal 22 luglio non abbiamo più 7 ma 6 anni prima che il collasso climatico sia irreversibile e per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C. Un evento così importante e tragico, purtroppo, è passato come se nulla fosse e pochi giornali lo hanno riportato. Noi Teachers For Future Italia abbiamo organizzato una diretta con @climateclock.world, abbiamo atteso in silenzio lo scoccare dei 6 anni. Poi abbiamo letto il nostro manifesto e il nostro piano educativo per il futuro. Infine abbiamo condiviso sui nostri social una foto con un cartello con gli hashtag #MyClimateResolution #fatepresto.

Alcuni esponenti del movimento Teachers for Future

Quali azioni e strumenti comunicativi usate oltre a collaborare con il Climate Clock?

Non nego un grande sconforto. Anche gli scioperi per il clima sono forse strumenti non più sufficienti. Di fronte alla catastrofe non c’è lucidità né presa di coscienza. Mi aspettavo che si lavorasse almeno per la mitigazione e per l’adattamento ma ciò che mi sconcerta è che stiamo subendo tutto senza alcun piano. Gli stessi governi non hanno piani per affrontare l’emergenza climatica.

Stiamo pensando ad altro, dobbiamo alzare l’asticella, anche con strategie di disobbedienza civile nonviolenta, come stanno facendo i ragazzi di Ultima Generazione ed Extinction Rebellion. Ci rivolgiamo ovviamente anche alle scuole, ai ragazzi e agli insegnanti, per cui abbiamo redatto delle linee guide per spiegare la crisi climatica a scuola. Abbiamo organizzato con tante scuole piantumazione di alberi, creazione di orti, installazione di pannelli solari, progetti per la salvaguardia dell’acqua bene prezioso. Ma l’educazione ha tempi molto lunghi e a noi il tempo purtroppo manca. 

Da dove deriva l’hashtag #fatepresto?

In occasione della Giornata della Terra, abbiamo trasformato la drammatica prima pagina de “Il Mattino” di 42 anni fa, dedicato al terremoto dell’Irpinia, intitolato “Fate presto” e diventata arte con Andy Warhol, in una prima pagina sulla crisi climatica con lo stesso grido. Questa prima pagina l’abbiamo diffusa in tutti i nostri social con l’hashtag #fatepresto. È un grido che non ha tempo, che risuona dentro, che fa capire subito l’angoscia del momento, il pericolo imminente, la vita sospesa. Ovviamente prima di fare questa operazione abbiamo contattato la redazione del Mattino, che ha pubblicato in anteprima la notizia in un trafiletto dentro al giornale. La grafica è stata curata da Filippo Savio, un ragazzo di Fridays for Future.

La prima pagina de Il Mattino dedicata alla crisi climatica a confronto con quella relativa al terremoto dell’Irpinia.