Dentro la zona rossa, intervista a Francesco Fantuzzi

| scritto da |

Francesco Fantuzzi lavora da oltre vent’anni presso Mag6 (Cooperativa di Finanza Mutualistica e solidale di Reggio Emilia). Ha una grande passione per l’ambiente, la partecipazione attiva ed i beni comuni. Ha recentemente scritto con Franco Motta “Dentro la Zona rossa – il virus, il tempo, il potere” Edizioni Sensibili alla Foglie, 2020. Lo abbiamo intervistato.

Di cosa parla questo libro?

Dentro la Zona rossa” racconta l’esperienza del lockdown e i suoi effetti sull’uomo, sul potere, sul linguaggio, sul tempo, sull’ambiente. Rappresenta il simbolo di ciò cui abbiamo dovuto rinunciare e cui, forse, dovremo rinunciare in futuro. Nella Zona rossa abbiamo esperito un tempo sospeso, un silenzio inconsueto ma, al contempo, vissuto la paura, subito dinamiche di potere, parlato un neo linguaggio bellico, che tuttora si ripresenta.

Nonostante l’attualità non ci faccia essere molto ottimisti, il nostro invito è a non sprecare l’opportunità che un virus ci ha presentato, cambiando rotta nei confronti di noi stessi e della Terra. Siamo, come James Stewart, sul ponte del film “La vita è meravigliosa” di Frank Capra: abbiamo potuto vedere, seppur in forma parziale, come sarebbe stata la Terra senza l’uomo. Possiamo scegliere se buttarci o fare marcia indietro, salvando noi stessi e il Pianeta, dando vita a una nuova fase, quella del Geocene. Avremo il coraggio di farlo?

Francesco Fantuzzi

In un tempo di crisi, come fare una comunicazione ambientale efficace?

La comunicazione ambientale su questi argomenti non è semplice, la gente è come stordita da questo perenne stato emergenziale e fa fatica a reagire. Io e il mio coautore Franco Motta facciamo periodicamente dialoghi in diretta Facebook, dalla pagina del libro “Dentro la Zona Rossa“, per cercare di spiegare ciò che lega tutte queste tematiche: dalla pandemia, al capitalismo, alla crisi ecologica e climatica, fino alla guerra attuale.

Sembrerà strano, ma non sono cose disgiunte, sono le conseguenze di un modo predatorio, irrazionale di stare al mondo, le conseguenze di una finanza accentrata in poche mani. Un’immagine che mi piace ricordare è quella dei delfini nel porto di Cagliari, degli animali che ripopolavano le strade deserte, nei due mesi di lockdown e di ritirata delle attività antropiche. Simbolo del Pianeta che rifiorisce senza gli umani a devastarlo. Forse dovremmo rimandare più volte queste immagini  per far capire che l’uomo è solo un ospite in questa Terra. Che l’uomo non può fare a meno del Pianeta, ma il Pianeta può benissimo fare a meno dell’uomo.

Tu lavori presso la Mag6. Qual è la funzione del denaro secondo te?

Il denaro, come ci ricorda Aristotele, è una semplice convenzione sociale che non ha fondamento in natura: cambiato l’accordo, non vale più nulla. Dobbiamo decolonizzare l’immaginario dal denaro: recuperarne il senso di strumento e non di fine è la grande sfida.

Abbiamo bisogno di (meno) beni, non di denaro per accumularli. L’antidoto al “distanziamento sociale” (altro termine chiave della pandemia) è una nuova prossimità, una nuova solidarietà, dove siamo persone e non unicamente consumatori. La triade capitalistica “acquistare, consumare, risparmiare” (o chiedere prestiti) si regge sul denaro, ma questi due anni ci hanno mostrato la sua enorme fragilità.

Scopri di più sul suo impegno ambientale in Emilia-Romagna: dalla Silk Faw ai webinar con il professor Tartaglia, dell'Università degli Studi di Torino.