La Rete Appenninica Femminista contro il Terricidio

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Una Rete Appenninica Femminista, nata dal bisogno di lesbiche e femministe di condividere la propria lotta e socialità, spezzare l’isolamento tipico delle montagne, proteggere una natura fragile e minacciata. Questa è la Raffa, che da settembre 2020 ha iniziato a farsi sentire nei territori dell’Appennino Bolognese.

Da allora una serie di eventi e il legame con la lotta delle Donne indigene per il Buon Vivere. Così mentre in Argentina le donne indigene marciavano verso Buenos Aires, contro il crimine del “Terricidio”, la Rete Appenninica Femminista insieme alla Brigata Solidarietà Donne, hanno organizzato una camminata (22 e 23 maggio), sui luoghi simbolo della devastazione dell’uomo negli Appennini: dal Corno alle Scale, minacciato da una seggiovia, alla risaia di Altedo (Bo), minacciata da un nuovo enorme polo logistico.

Ph. Giuditta Pellegrini

Il crimine del terricidio, spiega la Rete Appenninica Femminista: “racchiude in sé tutte le forme di sterminio: genocidio delle popolazioni indigene che vivono in connessione profonda con la natura; ecocidio, cioè distruzione della natura; femminicidio inteso come l’oppressione, la violenza, lo stupro e l’uccisione delle donne da parte del sistema misogino e patriarcale; epistemicidio, cioè eliminazione di tutti i saperi altri dalla scienza, dalla medicina e dalla cultura occidentale, bianca, dominante.”

Per questo la Raffa in questi mesi ha organizzato, oltre alla camminata, anche attività di autoformazione sulla ricerca e uso delle piante spontanee, per non dimenticare quei saperi tipici delle zone interne.

Ph. Giuditta Pellegrini

“Dobbiamo sentirci legati alla Madre Terra come custodi e protettrici, come ci insegnano le donne indigene, sconfiggere la cultura patriarcale di dominio e sfruttamento.” spiegano.

A conclusione della camminata, la mostra Furia di Lama, dell’artista Mariana Chiesa Mateos, una donna argentina che vive da 13 anni in Italia, nell’Appennino Bolognese, in stretto contatto con il Movimento delle donne indigene.  Le opere di Mariana nascono da un progetto contro la violenza (edito da Else in manifesti serigrafici), una mostra che a Roma ha contribuito a raccogliere fondi per la camminata in Argentina.

L’artista Mariana Chiesa Mateos

“Uso una tecnica grafica molto artigianale, con torchio” spiega Mariana “Ho voluto rappresentare il dolore e la ribellione contro ogni forma di violenza. Una delle stampe è un ritratto collettivo di donne che hanno lottano per la difesa della terra, anche donne uccise per il loro impegno, come  Berta Caceres e Marielle Franco”.