Local Citizens Debates, ovvero come affrontano i cittadini la questione del cambiamento climatico

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di Silvia Musso

Si terrà a Brescia il 23 e 24 settembre il VIII Convegno Nazionale dei Sociologi dell’Ambiente, organizzato dall’Alta Scuola per l’Ambiente dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, dall’Associazione Italiana di Sociologia, Sezione Sociologia del Territorio e dalla Fondazione della Comunità Bresciana. Tra gli interventi degni di nota dal punto di vista della comunicazione ambientale si segnala I Local Citizens Debates, un esempio di dialog model sul climate change, paper presentato da Silvia Caprioglio, dottoranda presso la Scuola di dottorato in Scienze e Progetto della comunicazione dell’Università di Torino.

Secondo questa ricerca se da un lato il cambiamento climatico si è guadagnato un ruolo centrale nell’arena scientifica, politica e mediatica, i cittadini, a dispetto del saldo interesse manifestato per la tematica e della rilevanza delle ripercussioni sulla vita quotidiana, rischiano però di essere relegati a un ruolo di meri recettori passivi.

Per restituire al pubblico un ruolo di partecipazione attiva al dibattito sul climate change, la Commissione europea a partire da aprile 2009 ha lanciato il progetto ACCENT, Action on Climate Change through Engagement, Networks and Tools, un programma che ha coinvolto nell’arco di due anni quindici tra science centres, musei scientifici e acquari tra Europa e Israele.

Accanto all’organizzazione di laboratori, dimostrazioni scientifiche e conferenze, è stato messo a punto da Observa, partner del progetto e centro di ricerca che promuove la riflessione e il dibattito sui rapporti tra scienza e società, un format di dibattito locale, denominato Local Citizens Debate (LCD). Nel corso del progetto sono stati organizzati tra Europa e Israele 25 LCD che hanno visto scienziati di istituti di ricerca locali, stakeholders, decisori politici e organizzazioni della società civile confrontarsi con i cittadini, per un totale di quasi 700 persone coinvolte e più di 100 esperti. I cittadini hanno avuto l’opportunità di discutere sia tra loro che con un panel di esperti e di raccogliere osservazioni e raccomandazioni sul cambiamento climatico ai differenti livelli – indirizzate ai media, agli scienziati, al governo locale, nazionale o europeo – da far pervenire all’Ue.

Da nord a sud dell’Europa è emerso come il cambiamento climatico sia tendenzialmente percepito quale fenomeno lontano, che in genere non viene messo in connessione con eventi locali. Per quanto riguarda le cause del cambiamento climatico, invece, i cittadini non sembrano avere dubbi circa il contributo dell’uomo; le perplessità, semmai, riguardano l’entità della responsabilità umana rispetto ai fattori di origine naturale. Su questo punto la posizione di chi sostiene che i cambiamenti introdotti sono stati troppo veloci dalla Rivoluzione industriale in poi – e specialmente negli ultimi decenni se comparati al ritmo dell’evoluzione nel passato – si scontra con quella di chi pensa che lo sviluppo sia un processo continuo e positivo, che quanto più è veloce tanto più può provvedere nuovi modi di ulteriore sviluppo.

Infine se da un lato i cittadini chiedono più informazione e più ricerca, dall’altro ammettono di nutrire diffidenza circa l’indipendenza tanto dei media quanto degli istituti di ricerca e sottolineano il ruolo che ciascun individuo dovrebbe e potrebbe giocare. Sarebbe necessario un cambio negli stili di vita, in particolare in relazione a energia, cibo e trasporti. Secondo i cittadini si dovrebbe privilegiare l’uso di prodotti che non implichino trasporti di lunga distanza, l’acqua del rubinetto al posto di quella in bottiglia, un maggior ricorso ai mezzi pubblici e attenzione alle luci e ai led accesi inutilmente. Azioni che potrebbero essere incentivate anche in un’ottica di beneficio personale (economico, della salute, del benessere). Ma per quanto sembri essersi diffusa la consapevolezza della necessità di mutamenti profondi, lo scatto verso un impegno individuale concreto per lo più ancora fatica a instillarsi; il progresso di scienza e tecnologia avanza a ritmi incalzanti e tra i cittadini resiste la speranza che possa risolvere alcuni dei problemi attuali senza dover arrivare a mettere fattivamente in discussione gli stili di vita.

Quest’ultimo è sicuramente un punto nodale per le scienze sociali così come per le scienze della comunicazione. Come la comunicazione può affrontare difficili temi ambientali per avvicinarli ai cittadini? Come ideare campagne comunicative efficaci e quali caratteristiche dovrebbero avere affinché temi quali cambiamento climatico, crisi energetica, riduzione dei rifiuti ecc. possano essere calati nella quotidianità e nel comune sentire?

La questione è aperta. Chi vuole trovare spazi di confronto e discussione, soprattutto dal punto di vista della riflessione sociologica, può partecipare a questa presentazione o più in generale al Convegno – si consiglia anche la sessione “Educazione ambientale, stili di vita sostenibili, modelli di produzione e consumo” moderata da Giorgio Osti, membro del Comitato scientifico di AICA e docente presso l’Università di Trieste.

Per ulteriori informazioni: http://www.sociologiadelterritorio.it/eventi.php, tel./fax +39 0302406342, ilaria.beretta@unicatt.it, valerio.corradi@unicatt.it, enrico.tacchi@unicatt.it.

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