Mercurio nell’ambiente e la Convenzione di Minamata

| scritto da |

La presenza di mercurio nell’ambiente è forse uno dei focus principali della comunicazione ambientale degli ultimi 40 anni.

L’accumulo di mercurio nell’ambiente può essere causato da fenomeni naturali quali l’attività dei vulcani e gli incendi stagionali nelle foreste, ma in queste circostanze non risulta particolarmente pericoloso per l’uomo.

Diversa la situazione quando viene rilasciato dalle attività umane poiché in quantità molto maggiori, in forma particolarmente tossica e assorbibile dagli animali, in particolare da parte della fauna marina.

Immagine: ARPAT

La questione nasce negli anni ’70 quando si scopre che in alcuni processi industriali, come per la preparazione dell’acetaldeide, componente di alcuni fertilizzanti, si favoriva l’accumulo di metilmercurio,  un composto che contiene un legame metallo-carbonio e che si forma attraverso l’attività di alcuni batteri anaerobi presenti soprattutto laghi, fiumi, mari e sedimenti nelle zone umide.

Quando in Giappone, l’avvelenamento da mercurio è arrivato a colpire prima gli animali e poi anche gli esseri umani, con la cosiddetta malattia di Minamata, la comunità internazionale e le Nazioni Unite si sono mosse per porre un freno alla situazione.

La Convenzione di Minamata entra in vigore nel 2017 proprio con lo scopo di ridurre i livelli di mercurio nell’ambiente e proteggere la salute umana.

Ad oggi firmata da 125 paesi, prende il nome dall’omonima cittadina giapponese i cui abitanti negli anni ’50 vennero avvelenati dal metilmercurio sversato in mare dalle fabbriche costiere.

Tra i punti più importanti della Convenzione troviamo:

  • il divieto di aprire nuove miniere di mercurio e l’eliminazione di quelle esistenti
  • l’eliminazione e la riduzione graduale dell’uso del mercurio in una serie di prodotti e processi

C’è però una contraddizione in tutto ciò, come sottolinea Ian Marnane, esperto dell’AEA sull’uso sostenibile delle risorse e sull’industria:

«In Europa i significativi sforzi legislativi degli ultimi 40 anni hanno sostanzialmente ridotto l’utilizzo e le emissioni nell’ambiente. Nel resto del mondo invece l’utilizzo e le emissioni di mercurio sono aumentati nel tempo, in relazione allo sviluppo economico e all’industrializzazione in corso

A livello comunicativo le Nazioni Unite hanno pubblicato diversi volumi sui danni prodotti dal mercurio e sulle tante iniziative promosse per generare benefici alle persone e all'economia con riferimento alle regole stabilite dalla convenzione. 

In questo senso la Convenzione ha promosso diverse azioni per limitare l’uso di mercurio, sottolineando l’urgente necessità di vietare l’utilizzo di prodotti cosmetici schiarenti, sia perché fonte di razzismo e discriminazione, sia perché contenenti sostanze nocive tra cui anche il mercurio.

Importanti anche le iniziative per la gestione dei rifiuti contenenti mercurio e per sostenere economicamente i paesi in via di sviluppo impegnati in questa attività. Le proposte vengono finanziate attraverso due fondi: il SIP (Programma internazionale specifico) e il fondo fiduciario del Fondo mondiale per l’ambiente (GEF)

Il rispetto per l’ambiente e per la nostra salute non sono in contrapposizione con la crescita economica, che può invece evolversi ed adattarsi trovando anche nuove forme di produzione e nuovi stimoli.

La produzione cinematografica ha voluto inoltre raccontare quanto accaduto nella baia giapponese attraverso film e documentari, tra cui “Minamata: The Victims and Their World”.