Wild Summon: una donna-salmone protagonista del cortometraggio

| scritto da |

La scena si apre su una verde vallata attraversata da un fiume, poi compare una inconsueta figura femminile in muta da sub sdraiata su una spiaggia di ghiaia in riva al fiume. Questo individuo ha la bocca gonfia ed eccessivamente grande e indossa una maschera da sub nera e delle pinne. All’improvviso, smette di muoversi e rimane immobile senza respirare, le braccia e le gambe distese. Lo spettatore fatica a comprendere la scena e solo quando la voce narrante inizia a parlare diventa chiaro come la figura sdraiata non sia un essere umano, ma un pesce.

Questa è la scena iniziale di ‘Wild Summon’ (traducibile come “evocazione selvaggia”), un cortometraggio animato di 14 minuti diretto dai registi britannici Karni Arieli e Saul Freed. Un film che combina animazione 3D e fotografia subacquea. Il loro cortometraggio, non ancora disponibile in Italia, è stato premiato al Festival di Cannes 2023 con la ‘Palma d’Oro’ per il miglior cortometraggio e proiettato in molteplici festival internazionali. Inoltre, è stato appena inserito nella categoria Miglior Cortometraggio Animato della 96° edizione degli Academy Awards.

Wild Summon racconta il ciclo vitale di un esemplare femmina di salmone partendo dal suo ultimo atto di vita, col quale restituisce il suo corpo al fiume dove è nata. Vicino al corpo disteso, si trovano migliaia di uova nascoste tra i ciottoli da cui escono dei piccoli bambini che indossano una minuscola muta e una maschera da sub. Da questo episodio parte il racconto del lungo viaggio del salmone verso il mare, durante il quale dovrà affrontare molteplici pericoli, tra cui vari predatori naturali come uccelli o altri pesci. Tuttavia, per un salmone la più grande minaccia è rappresentata dalle attività degli esseri umani, sotto forma di inquinamento, pesca a strascico e rifiuti di plastica.

La protagonista si imbatte in un allevamento intensivo di salmoni nel quale sono presenti alcuni esemplari agonizzanti a causa delle malattie infettive. Il tema dell’impatto degli allevamenti intensivi di salmoni sulle popolazioni selvagge è stato peraltro messo in luce da un’azione artistica di Björk e ROSALÍA. L’epilogo è lieto: la protagonista riesce a sopravvivere a tutti questi pericoli e, grazie ad una memoria istintiva, è in grado di ritornare nel fiume nel quale è nata e di deporre le sue uova.

La particolarità di ‘Wild Summon’ risiede nel suo stile, a metà tra film d’animazione e documentario naturalistico. I due registi lo definiscono come “una fantasia di storia naturale (‘natural history fantasy’), se si guarda il film senza audio, potrebbe sembrare un film di fantascienza sulle creature che vivono sott’acqua. Al contrario, se si ascolta solo la voce fuori campo, si tratta di un vero e proprio documentario di storia naturale”.

Arieli e Freed non hanno solo voluto raccontare una storia ecologica, ma hanno voluto personificarla, per spingere gli spettatori ad immedesimarsi nel viaggio del salmone. L’idea di partenza dei due registi, raccontata ai loro produttori, è stata semplice quanto efficace: “diventeremo dei pesci e daremo a un salmone che non si guarda troppo da vicino una forma umana femminile”, per aiutare le persone ad empatizzare con questa specie a rischio. 

Wild Summon riesce a raccontare l’esistenza di un salmone mostrando i rischi che affronta durante il suo ciclo vitale, in gran parte causati dagli esseri umani. Un prodotto che sensibilizza il pubblico sugli impatti della crisi climatica sull’habitat dei salmoni.