Il rapporto 2023 sulla digitalizzazione: l’Italia può migliorare ancora su sostenibilità e capitale umano

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The European House – Ambrosetti, fondata nel 1965, si occupa di fornire consulenza strategica attraverso  piani di sviluppo, costruzione di scenari e programmi di formazione, mettendo a confronto le nazioni europee sulla base di diversi indicatori e settori di interesse. Il rapporto 2023 nato dall’osservatorio sulla trasformazione digitale in Italia, alla sua seconda edizione, ha portato alla luce sia i miglioramenti che i punti deboli su cui si deve ancora lavorare per raggiungere gli altri paesi europei.

È ben visibile il gap dell’Italia rispetto al resto dell’Europa, registrato negli ultimi vent’anni, per quanto riguarda la produttività, un aspetto influenzato molto dall’ecosistema di riferimento, che pone in relazione formazione, capitale umano, digitalizzazione, attenzione alla sostenibilità ed efficienza della PA (Pubblica Amministrazione).

Emerge dal confronto con gli altri paesi europei che il fattore digitalizzazione è cruciale, perché porta ad un miglioramento in termini di sostenibilità e ad uno sviluppo della produttività. Per colmare dunque questo divario, l’Unione Europea ha realizzato il Piano di digitalizzazione per il 2030 che si basa di quattro pilastri, monitorato attraverso il Digital Economy Social Index (DESI) :

  • Competenze;
  • Digitalizzazione dei servizi pubblici;
  • Infrastrutture digitali sicure e sostenibili;
  • Trasformazione digitale delle imprese.

Nel quadro europeo vediamo così nazioni come Finlandia, Danimarca e Paesi Bassi ai primi posti in termini di progresso verso un’economia e una società digitale, mentre l’Italia risulta al 18° posto.

È noto come il PNRR italiano abbia voluto concentrare gli investimenti sul digitale principalmente in riferimento a sistema produttivo, istruzione, PA e sanità, dando uno spazio minimo alle politiche per il lavoro e all’ economia circolare. Sono questi infatti i punti deboli dell’Italia nel suo processo di sviluppo per colmare il gap in questione.

Prendendo atto di questo contrasto, The European House ha realizzato un’analisi più dettagliata, attraverso la realizzazione di KPI (Key Performace Indicator) che ci mostrano l’Italia ai primi posti in Europa rispetto a performance di rete e connettività, cyber security, open data e strumenti digitali per la partecipazione civica, mentre risulta al 20° posto nell’uso di strumenti digitali a favore della sostenibilità e all’ultimo posto nel numero di laureati in ambito ICT. Attraverso tale analisi si confermano le due aree cui è necessario investire per migliorare.

Lorenzo Tavazzi, che in The European House è il responsabile area scenari e Intelligence, afferma:

L’integrazione del digitale per favorire la sostenibilità è una opportunità ma deve abbracciare l’aspetto ambientale e sociale. Sarà proprio l’IA (intelligenza artificiale) ad avere un impatto sulla sostenibilità e favorire la creazione di imprese più sostenibili con un vantaggio in termini di competitività, anche di dieci punti, rispetto a chi non fa investimenti in questa direzione. Per non correre il rischio di lasciare passare l’onda di un cambiamento tecnologico, i soldi del Pnrr sono fondamentali per supportare la digitalizzazione delle imprese e creare una cultura del digitale.

Sources: Corriere.it