In Veneto, a scuola per sensibilizzare sui Pfas: intervista a Donata Albiero

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Donata Albiero è dirigente scolastica in pensione. Vive ad Arzignano, nel vicentino, zona inquinata dai PFAS, sostanze chimiche indistruttibili e pericolose per la salute. Donata, Insieme a suo marito medico Isde, ha negli anni passati creato la CiLLSA (Cittadini per il Lavoro, la Legalità, la Salute e l‘Ambiente). Nel 2018, insieme a medici, professori e altri esperti del territorio ha inoltre dato avvio al gruppo educativo Zero PFAS, di cui è coordinatrice.

Perché questa scelta di andare a parlare con i ragazzi?

Partiamo dal contesto in cui questi ragazzi nascono e crescono, la zona rossa e arancione Veneta è la più grande in Europa per vastità di territorio inquinato. Entriamo nelle scuole (secondarie di primo e secondo grado, dagli 11 ai 19 anni) per sopperire al diritto che ci è stato negato, quello di conoscere le cause, gli effetti sulla salute e le possibili soluzioni. Le persone più giovani sono le primi ad essere colpite dalla contaminazione e a subire le conseguenze più gravi sulla salute. Giriamo le scuole per affermare il diritto alla trasparenza e all’informazione. Crediamo nel ruolo attivo dei giovani, ne stimoliamo la coscienza critica. ‘Conoscere per capire e agire‘ è il nostro motto.  

Non è facile parlare ai ragazzi e alle ragazze di tematiche legate alla salute, che possono spaventare. Quali strumenti e linguaggi usate?

Cerchiamo di entrare nel loro mondo attraverso questionari iniziali e l’ascolto diretto. Utilizziamo anche specifiche metodologie, come l’insegnamento capovolto (flipped classroom) e l’educazione tra pari (peer education), sostituendo le classiche lezioni frontali in presenza con l’apprendimento attivo. 

Partiamo con alcune schede informative, elaborate con linguaggio divulgativo di facile lettura e corredate da molte immagini. Chiediamo di leggerle e di creare gruppi di discussione interni. Segue poi l’incontro con esperti per una discussione di approfondimento delle tematiche. Parliamo con medici ISDE e docenti universitari di geologia, tecnici con esperienze ventennale di lavoro sul territorio con Arpav. Stimoliamo i ragazzi e le ragazze a proporre azioni per contrastare cause ed effetti della contaminazione, confrontandosi anche con gli attivisti del movimento No PFAS.

Qual è la reazione? Si appassionano?

Le reazioni sono decisamente positive. Noi proponiamo alle scolaresche anche di conoscere il proprio territorio con uscite didattiche, percorsi fotografici e pittorici. Diventano così protagonisti e protagoniste attive non solo di un percorso autonomo di cittadinanza, ma anche della comunicazione da dare ai loro pari che non conoscono la tematica, con creatività ed efficacia.

Quali materie sono coinvolte?

Il nostro approccio è sempre olistico. Ci approcciamo alle cause economiche, politiche e culturali, alla filosofia, alla storia naturale del pianeta. In sintesi, l’approccio è quello di “ONE HEALTH” , che si basa sulla concezione secondo cui esseri umani, animali e ambiente sono inestricabilmente connessi. Una volta presa coscienza degli effetti negativi causati dall’uomo sull’ambiente e sulla salute, risulta più che mai urgente il bisogno di ristabilire e mantenere l’armonia tra le parti.