Il giornalismo di Sruthi Gurudev che fa bene all’oceano

| scritto da |

Dal mondo della finanza a quello della tutela dell’oceano e dell’eco-giornalismo: il percorso di Sruthi Gurudev segue l’idea che “Chiunque può essere un ambientalista, devi solo trovare la tua nicchia”. E fu dopo un’ora di immersioni sotto la Grande Barriera Corallina, in Australia, che Sruthi trovò l’ispirazione e la sua nicchia.

“Ho visto file di coralli sott’acqua tutte sbiancate, prive di vita. Così ho iniziato a chiedermi: è questo il cambiamento climatico? Mi sentivo come se stessi sperimentando un suo effetto tangibile, faccia a faccia. Mi ha spaventato e mi ha fatto arrabbiare molto. E da ciò mi sono chiesta: cosa sta succedendo al nostro oceano? Possiamo impedire che questo accada?”, racconta Sruthi.

Mentre Sruthi faceva immersioni per aiutare un progetto di citizen science, la sua vita cambiava, imbattendosi nella triste realtà della Grande Barriera Corallina australiana. © 2021 National Geographic Society. Tutti i diritti riservati.

Il 2020 è stato un anno difficile per l’intera umanità. In alcuni casi, come quello di Sruthi Gurudev—22enne di Chicago, sommozzatrice, eco-giornalista e National Geographic Young Explorer—ciò ha motivato l’intensificarsi di una reazione a quei danni ambientali che non hanno avuto tregua nemmeno durante la pandemia da COVID-19. In questo contesto nasce “An Hour in the Deep”, magazine online di eco-giornalismo per giovani, “ponte tra arte e scienza”, che promuove la tutela dell’oceano attraverso lo storytelling. Sruthi Gurudev ne è la caporedattrice.

Il concetto di tempo è uno dei pilastri principali su cui “An Hour in the Deep” (“Un’ora nel profondo”) si sviluppa. Sruthi lo spiega così: “se un’ora sott’acqua può cambiare la mia prospettiva, allora un’ora è sufficiente perché i giovani di tutto il mondo comincino a preoccuparsi dell’oceano”. Una consapevolezza che l’ha portata a riflettere su alcuni modi per condividere, nell’immediato, la sua volontà a tutelare l’oceano con un pubblico più ampio—pur non essendo una scienziata, né avendo una formazione in biologia marina. Oltre all’oceano, Sruthi ama scrivere: “E quindi ho pensato: perché non far convergere queste due passioni in un progetto di eco-giornalismo? Ciò potrebbe riunire le voci e le storie dei giovani di tutto il mondo che hanno diverse esperienze con l’oceano”.

Seppure Sruthi approdasse al mondo dell’eco-giornalismo e della tutela dell’oceano come outsider, non è riuscita a stare con le mani in mano: ha presentato il suo progetto alla National Geographic Society ed è stata riconosciuta idonea ad avviarlo con la loro sovvenzione. © 2021 National Geographic Society. Tutti i diritti riservati

Laddove il grande blu non arriva—per svariati motivi—è importante poterlo capire tramite le parole e osservare in immagini. “Se non conosciamo l’oceano, non c’è modo di iniziare a preoccuparsene”, continua Sruthi. E, in effetti, più dell’80% dell’oceano è inesplorato. Lo storytelling e l’eco-giornalismo possono aiutare a riempire i vuoti di questo misterioso puzzle: spingendo la gente a volerne sapere di più e sensibilizzando le persone a tutelarlo. Perché riunire così tante esperienze di vita diverse ispira inevitabilmente le persone ad agire—“proprio come è successo con me”, aggiunge la caporedattrice di “An Hour in the Deep”.

Per lei, è stato l’articolo “Under Antarctica” di Laurent Ballesta a cambiare completamente la sua visione del mondo e a creare un primo contatto con la sfera dell’eco-giornalismo. © 2021 National Geographic Society. Tutti i diritti riservati

Di giorno, Sruthi è un’analista finanziaria; ma le sue più grandi passioni rimangono la scrittura e l’oceano. “Il mio lavoro non influisce sulla tutela dell’oceano, né fa nulla di male ai progetti di ambientalismo; ne è completamente dissociato. Alle 5 del pomeriggio inizia quest’altra vita: la tutela dell’oceano attraverso l’eco-giornalismo”.