Fare massa critica per il clima nell’era dei social network

| scritto da |

Venerdì 15 marzo si terrà la marcia globale per il clima, momento culminate della mobilitazione nata grazie a Greta Thunberg e ad una massiva campagna social attraverso gli Hashtag #ClimateStrike e #FridaysForFuture.

Dallo scorso agosto Greta Thunberg, sedicenne svedese, sciopera dalla scuola ogni venerdì in segno di protesta rispetto alla mancanza di azioni reali ed incisive da parte dei governi nazionali per risolvere il problema del cambiamento climatico.

In questi mesi è nata una sempre maggiore attenzione attorno alla figura di Greta, soprattutto in seguito ai discorsi tenuti alla COP di Katowice e al World Economic Forum di Davos. I video dei suoi interventi sono diventati virali sui social network e la giovane attivista svedese è riuscita a coinvolgere migliaia di persone nel mondo. In diverse città si sono moltiplicati gli scioperi e le iniziative per richiedere un intervento rapido ed efficace da parte dei governi per contenere le variazioni di temperatura su scala globale entro 1.5° C. Il 15 marzo la mobilitazione raggiungerà oltre 1.000 città e in più di 80 paesi.

Sotto l’Hashtag #FridaysForFuture si sono create in via informale reti locali in Germania, Belgio, Francia e anche Italia, con una diffusione che ha oltrepassato i confini europei giungendo dapprima in Australia e poi in Africa, Stati Uniti e Sud America dando un respiro ormai globale al movimento.

Il caso di Greta Thunberg e delle mobilitazioni nate in seguito alle sue parole, rappresentano un esempio estremamente interessante anche da un punto di vista comunicativo., In pochissimo tempo e grazie alla forza amplificatrice e moltiplicatrice dei social network migliaia di persone hanno deciso di mobilitarsi per il clima.

Per cercare di orientarci in questo movimento globale abbiamo parlato con Sarah Marder che il 14 dicembre si è presentata davanti al Comune di Milano rispondendo all’appello social di Greta. Sarah è stata direttrice di una importante banca americana ed è mamma di quattro figli, ha lasciato il lavoro dopo aver capito che, sebbene come mamma desiderasse il meglio per i propri figli, le problematiche ambientali avrebbero inciso negativamente sulle prospettive future. Da quel giorno, prima come documentarista e poi come comunicatrice si è dedicata al tema dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. “Il 12 di dicembre, alla fine della COP, Greta ha condiviso un video, in cui illustrava come a suo avviso anche dalla Conferenza di Katowice si sarebbe usciti con un nulla di fatto nonostante le evidenze fornite dalla scienza sulla necessità di un cambiamento. In chiusura Greta ha detto <<chiunque tu sia, ovunque tu sia, presentati venerdì davanti alla sede del tuo governo locale e manifesta per il clima>>. Ha chiuso il post mettendo i due Hashtag #ClimateStrike, #FridaysForFuture. Venerdì 14 ero davanti al Comune di Milano, ero da sola, mi sentivo anche un po’ ridicola e non potevo ancora immaginare cosa sarebbe accaduto. Ma nessuno di noi che ha cominciato, si sarebbe immaginato tutto quello che sarebbe successo, è stato fenomenale”.

I media tendono a descrivere Fridays For Future come un movimento giovanile, ma Fridays For Future accoglie le istanze di diverse generazioni. “Come abbiamo scritto sul sito: siamo studenti, universitari, figli, genitori, nonni, siamo cittadini e siamo persone tutte ugualmente preoccupate per i cambiamenti climatici causati dall’attività umana. È chiaro che questo è un movimento transgenerazionale e trasversale, questa è la sua forza. È anche ovvio che i giovani abbiano un ruolo dirompente per tanti motivi anche perché, per come sono messe le cose adesso, sono loro che vivranno la loro vita in una situazione di caos climatico. Questa è una situazione assolutamente gravissima. Hanno molte ragioni per essere preoccupati ed arrabbiati per chi è venuto prima di loro e non ha affrontato questa situazione.” Sarah aggiunge: “Greta parla con tutti, con chiunque abbia queste istanze e queste preoccupazioni. Non bisogna avere sedici anni per apprezzare la chiarezza, la puntualità e la correttezza con cui lei parla”.

Greta Thunberg è sicuramente riuscita a trasformare i timori di persone comuni legati al cambiamento climatico in un movimento attivo la cui priorità è quella di far sentire la propria voce invitando i governi ad una maggiore concretezza verso gli impegni presi con l’Accordo di Parigi, come dice Sarah: “Dal mio punto di vista quello che ha fatto lei è stato creare dell’energia a partire dall’ansia ambientale, dalla frustrazione, dal senso di impotenza. C’era un rischio di implosione, se tieni la frustrazione dentro quello che rischi è la depressione”.

Il movimento è riuscito a costruire la propria campagna di mobilitazione tramite i social network, ma concretizzando gli sforzi sulle piazze. Questo aspetto è assolutamente interessante in un momento in cui i social vengono spesso additati come strumento che tende ad allontanare le persone, piuttosto che avvicinarle. La pagina Facebook Fridays For Future – Italy, in soli due mesi, tra gennaio e marzo, ha ottenuto oltre 22.000 mi piace. Oltre alla pagina italiana, si moltiplicano quelle locali dei vari gruppi disseminati lungo tutta la penisola.

Il 2 marzo alcuni esponenti italiani hanno lanciato una petizione su change.org che in soli dieci giorni ha raccolto oltre 80.000 firme. Indirizzata al Governo Italiano ed alle istituzioni dell’Unione Europea richiede di attuare “la transizione dal modello fossile a quello delle energie pulite e rinnovabili, per evitare all’Italia, all’Europa e al mondo intero gli effetti degli sconvolgimenti climatici”. Nella petizione si richiama direttamente alle parole di Greta Thunberg sulla necessità di dedicarsi all’azione piuttosto che esclusivamente alla speranza. Gli autori della petizione evidenziano quanto le sue parole e le sue istanze siano di “una semplicità ed una efficacia quasi inimmaginabile”, proprio grazie a questa semplicità la giovane attivista è riuscita a costruire un consenso così elevato, permettendo a tutti di avvicinarsi al problema e ad acquisirne coscienza.

Il tema del Cambiamento climatico è per sua natura estremamente complesso per quelle che sono le dinamiche fisico chimiche su scala globale che lo determinano, ma come dice la Thunberg: La crisi climatica è già stata risolta, conosciamo tutti i fatti a abbiamo pronte le soluzioni. Dobbiamo solo darci una mossa e cambiare. Quando inizieremo ad agire, troveremo ovunque motivi per sperare. Quindi, invece che affidarci alla speranza, dedichiamoci all’azione”. Per la giovane attivista, questa azione si è concretizzata con uno sciopero accompagnato da strumenti comunicativi di una semplicità disarmante, è stato sufficiente un cartellone con su scritto “Skolstrjk för klimatet” (Sciopero per il clima), per costruire un movimento di rilevanza globale. Sarah su questo tema è piuttosto sicura: “Come comunicatrice lei è bravissima. In modo pacato lei sta lì, in silenzio con il suo cartellone, senza fanfare. Non la sto santificando, ma è oggettivamente una comunicatrice meravigliosa perché sui contenuti è perfetta e comunica in modo pulito, fermo e saggio, a volte quasi irriverente e sicuramente mai infantile”.

Analizzando il caso della campagna Fridays For Future si può capire quanto fosse necessario rispondere ad un’urgenza comunicativa inespressa sulle questioni climatiche “Bisogna comunicare, se non comunichi non puoi aggregare le persone attorno a un’idea. Se non comunichi l’idea resta muta” continua Sarah.

Gli strikers dovranno sicuramente riuscire a capire come capitalizzare lo sforzo di questi mesi, comprendere come continuare a comunicare e coinvolgere le persone per non disperdere l’attenzione su un problema fondamentale per il futuro come il cambiamento climatico. La politica ha iniziato ad interessarsi al movimento e come dice Sarah “Non possiamo impedire agli altri di parlare di noi, è normale che avendo avuto una certa crescita e acquisendo una certa notorietà molti si siano sentiti di aderire. Noi siamo un’azione politica, ma apartitica”. Sicuramente l’inizio è stato estremamente positivo e le basi per continuare sono ottime, ma il lavoro è ancora lungo. Se i social network sono stati uno strumento perfetto per favorire una rapidissima diffusione del movimento, è anche necessario riconoscere che i contenuti diventano virali per periodi molto brevi per cui sarà necessario trovare un modo per mantenere un’attenzione alta sul tema e sulle istanze del movimento.

Greta e il movimento Fridays For Future rappresentano quella generazione futura verso cui sin dal rapporto Bruntland si pone l’attenzione nelle politiche di sostenibilità ambientale. Nel famoso rapporto intitolato “Our Common Future, si dichiarava che lo sviluppo sostenibile fosse “lo sviluppo in grado di soddisfare i bisogni della generazione presente, senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”. Quella generazione futura che tramite i social network riesce a fare massa critica, ha oggi una voce e protesta perché resta poco tempo per non compromettere quel futuro. Se manifestare il 15 marzo sarà fondamentale, agire con immediatezza e risolutezza sarà vitale.

Di Jacopo Fresta

Lascia un commento