Telefonini al servizio dell’ambiente

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di Eleonora Anello

Nati per l’esigenza di comunicare anche in mobilità, oggi con i nuovi telefonini si fa un po’ di tutto, tanto che parrebbe riduttivo chiamarli semplicemente telefonini.

Curiosando tra le varie applicazioni, strumenti evoluti di facile utilizzo, non è difficile scovare il settore green. Avvalendosi del proprio telefonino, è possibile curarsi dell’ambiente, in diversi modi. Per ciò che concerne i consumi, segnaliamo Goodguide.

A vedere i commenti lasciati dagli utilizzatori, sembra essere una tra le migliori applicazioni eco-friendly. Una volta scaricata si può lanciare ad ogni intenzione d’acquisto. Inquadrando con l’obiettivo il barcode del prodotto è infatti possibile verificare quello che veramente stiamo per comperare in base ad alcuni parametri come il rispetto per l’ambiente, la salute e la responsabilità sociale dell’azienda produttrice. Al momento il database contiene 120.000 prodotti, numero costantemente in crescita grazie alle segnalazioni degli utenti stessi.

La app che funziona anche sul web, facilita i consumatori consapevoli e, allo stesso tempo, costringe le aziende ad una maggiore trasparenza e a una certa condotta. Goodguide non intende affatto influenzare le decisioni ma permettere di decidere in modo più consapevole. Il suo utilizzo è ancora più semplice per lo shopping online, grazie alla nuova Toolbar supportata da Mozzilla Firefox e Google Chrome.

L’ambizioso progetto nacque in sordina nel 2007, quando il prof. Dara O’Rourke dell’Università Berkeley della California si interrogò sulla bontà della protezione solare che stava spalmando sulla figlia. In seguito a un’indagine scoprì che proprio quella crema conteneva un ingrediente tossico.

Utile e divertente da utilizzare, Goodguide permette di creare delle liste personalizzate contenenti i prodotti preferiti e di condividerle. Suggerisce inoltre i prodotti simili acquistabili al posto di quelli che totalizzano un punteggio basso, stilando una sorta di classifica del prodotto “equo”.

Abbiamo provato l’applicazione tra le buste della spesa di una famiglia Italiana composta da quattro individui, due adulti e due bambini. Solo un prodotto è risultato presente nel database. Una crema viso di una nota marca francese acquistabile in farmacia che ha totalizzato un punteggio alto. Non ci è chiaro invece perché il barcode della Coca Cola non venga letto dal software. Risultano così chiari i limiti del progetto, ovvero l’esclusiva presenza di beni commercializzati negli States e il ridotto apporto richiesto dai consumatori. Riteniamo infatti che, in un’epoca in cui è la partecipazione a fare la differenza, limitare il contributo della gente possa risultare un grosso handicap, soprattutto quando si è presenti su piattaforme che favoriscono l’interazione, come Facebook , dove la Goodguide è presente con quasi 10.000 fan, e Twitter.

«Al momento, per l’immediato futuro, non abbiamo in cantiere l’allargamento al mercato europeo. Ci stiamo concentrando solo sugli States – ci ha risposto Mia Gralla, Marketing Manager di GoodGuide – Per quanto riguarda invece la scelta dei prodotti, abbiamo aperto a utenti e aziende dando loro la possibilità di richiedere quali prodotti valutare e inserire nel nostro programma al seguente indirizzo http://www.goodguide.com/product_suggestions/leaders##popular».

Tutto ciò ci fa dedurre che la presenza in rete, e in particolar modo sull’Applestore, sia uno straordinario volano promozionale che agisce a livello globale trasformando l’utile guida in prodotto del desiderio almeno per chi non ne può ancora usufruire appieno.

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