A piedi nudi nel verde: un’utile lettura per far fronte al deficit di politica ecologica

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di Silvia Musso

Siete degli amministratori locali, educatori o semplicemente genitori? Pensate che le città in cui vivete non siano a misura d’uomo e che ai vostri bambini manchino spazi verdi e piazze in cui possano essere liberi di giocare e muoversi? Insomma provate un senso di “deficit da natura” e vorreste capire come cambiare questa realtà verso forme urbane più sostenibili?

A piedi nudi nel verde. Giocare per imparare a vivere (Giunti Editore) è un libro in cui potete trovare spunti di riflessione, esempi interessanti e una ricca bibliografia e sitografia sul rapporto tra infanzia, gioco e natura.
Le due autrici, la filosofa della scienza Albertina Oliverio e la psicologa dello sviluppo Anna Oliverio Ferraris, sono da anni impegnate nella salvaguardia degli ambienti urbani dedicati ai più piccoli. Le abbiamo contattate per capire insieme a loro e attraverso le loro osservazioni di cosa tratta nello specifico il libro.

Per quale motivo avete deciso di progettare la stesura di questo libro e a chi intendete rivolgervi?
«I bambini di oggi fanno spesso una vita non adatta ai loro bisogni di crescita, molto sedentaria e priva di movimento, che nell’infanzia è essenziale: troppi bambini oggi sono sovrappeso perché si muovono poco e tra gli adolescenti è in aumento l’obesità. Inoltre sono esposti a stimoli e sollecitazioni che accelerano la loro crescita e li privano di quei giochi spontanei che promuovono la salute mentale dei bambini e degli adolescenti. Esiste una relazione, scientificamente dimostrata, tra la mancanza di giochi liberi nell’infanzia e stati ansiosi e depressivi nell’adolescenza. Se i bambini di oggi giocano molto meno dei bambini di alcuni decenni fa è perché sono scomparsi gli spazi in cui poter incontrarsi, perché le strade sono diventate più pericolose, perché i genitori contemporanei sono più preoccupati e ansiosi di quanto non fossero i loro nonni. In generale l’immagine dell’infanzia fornita dal consumismo è quella di un adulto in miniatura, non di un bambino. È importante restituire ai bambini quegli spazi e quei tempi di cui essi hanno bisogno: molti bambini non riescono a fare attività che diano loro piacere e che contribuiscono allo sviluppo della socialità e dell’intelligenza proprio perché questi spazi non ci sono. Ed è confrontandosi con i suoi pari, prendendo iniziative e lavorando di immaginazione che un bambino sviluppa la propria personalità. Giocando insieme si impara a prendere decisioni, risolvere problemi, esercitare l’autocontrollo, regolare le emozioni, rispettare le regole, trovare dei compromessi, il tutto in un clima allegro e ottimista».

Nel volume si fa riferimento a una comunicazione di tipo commerciale che spesso mortifica la vita all’aria aperta, il gioco e il movimento del bambino. Ci sono forme di comunicazione e particolari media che possono invece andare nella direzione opposta e veicolare messaggi di sostenibilità ambientale legati alla sfera dell’infanzia e dell’educazione?
«I media potrebbero inviare messaggi di questo tipo, nulla lo vieta. Se non lo fanno è perché hanno optato, in gran parte, per la promozione commerciale. Pensiamo al numero incredibile di spot pubblicitari che vanno in onda ogni giorno anche nei programmi per ragazzi. E’ bene sapere che in parecchi paesi europei non è permesso inserire spot pubblicitari in questi programmi (dalla Norvegia alla Grecia…) in quanto è ben noto il potere di persuasione e di manipolazione che possono avere i messaggi commerciali. Ma non è solo la pubblicità ad irrompere in qualsiasi momento con l’obiettivo di condizionare lo spettatore, anche molti programmi di intrattenimento inviano messaggi diseducativi o ansiogeni al solo fine di tenere lo spettatore “incollato” allo schermo. Le trasmissioni di gossip sono un insulto all’intelligenza dei bambini: molti però le guardano insieme ai loro genitori».

Tra i numerosi stimoli ed esempi presentati nel corso dei capitoli, in più di un’occasione si fa riferimento alla necessità della partecipazione attiva dei cittadini nella vita amministrativa delle città. Cosa si intende?
«I bambini sono cittadini come gli altri, anche se non votano. Essi però da soli posso fare ben poco per difendere i propri diritti, bisogna che ad impegnarsi siano gli adulti, in particolare le donne, che hanno a cuore il loro benessere. L’esperienza ci insegna che quando le donne occupano posti nell’amministrazione pubblica i diritti dei bambini sono più salvaguardati. Pensiamo ai paesi del nord Europa, dove le donne ricoprono cariche politiche in percentuali simili agli uomini, è lì che troviamo la maggiore attenzione nei confronti dei bambini e degli adolescenti ed è anche lì che si trova il maggior numero di iniziative volte a rendere le città sempre più “verdi” e vivibili. Anche in Italia abbiamo qualche caso felice, ma non c’è ancora una sensibilità diffusa su queste tematiche»

La redazione di Envi consiglia vivamente la lettura di questo libro che possiamo definire “militante”: è un testo infatti cui è stata affidata una serie di messaggi importanti per il presente e il futuro sostenibile dei nostri bambini nella speranza che faccia da cassa di risonanza diffondendoli il più possibile.

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