Trento per una spesa più leggera

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di Eleonora Anello

Casse rosse per la carne, casse verdi per la frutta e la verdura riutilizzabili e pallet per consentire il trasporto e lo stoccaggio delle merci nei supermercati al netto di ulteriori imballaggi. Questa una delle principali abitudini consolidatesi grazie a “Spesa leggera, acquista prodotti con meno imballaggi produrrai meno rifiuti!”, campagna partita a marzo 2010 e promossa dal Comune di Trento, per impedire al consumatore di mettere nel carrello inutili imballaggi e contenitori, surplus che fa lievitare il costo del bene acquistato e che una volta a casa finisce direttamente nella spazzatura.

«La campagna è solo un tassello del complesso e poliedrico progetto che il Comune di Trento, da tempo attento alla gestione dei rifiuti e sempre in linea con le più recenti normative europee, ha deciso di mettere in atto e che vanno da politiche di riduzione della produzione di rifiuti all’origine, all’incremento della raccolta differenziata attraverso iniziative concrete atte a incentivare e sviluppare azioni partecipate» ha affermato l’assessore all’ambiente Michelangelo Marchesi.

“Spesa leggera” si è avvalsa di un piano di comunicazione standard: materiale informativo come totem e manifesti, cartellini e slim da scaffale, separacoda alle casse, spot trasmessi sul circuito interno per quanto concerne l’instore; affissioni stradali, borse in tessuto brandizzate e una mappa “interattiva” sul web dei punti vendita aderenti, per i cittadini.

Ciò che però ha dato maggiore incisività all’operazione è stato il lavoro effettuato a monte. L’impegno degli amministratori si è infatti profuso nel coinvolgere la grande distribuzione al fine di istituire un tavolo di lavoro, ad oggi non ancora conclusosi. In tale sede sono emerse difficoltà oggettive difficilmente superabili a livello locale, legate al fatto che gli operatori delle maggiori catene, nonostante il loro atteggiamento disponibile, sensibile e di collaborazione, possono attuare solo una modesta quantità di azioni, non potendo influire sulle scelte delle multinazionali, ad esempio, che spesso, nella progettazione degli imballaggi, mettono in secondo piano l’aspetto ambientale.

Nonostante tutti questi limiti, i gruppi industriali che hanno aderito al protocollo finora risultano 6 (Conad, Naturasì, Coop-Superstore, SAIT, Orvea ed Eurospesa). I 18 punti vendita si sono impegnati ad adottare sette azioni obbligatorie (messa a disposizione di sacchetti riutilizzabili o compostabili; adozione di carta da salumi e formaggi poco impattante; vendita di prodotti con ricariche; vuoto a rendere per le bevande; raccolta differenziata per le pile usate e vendita di pile ricaricabili; cessione di alimenti prossimi alla scadenza ad associazioni benefiche o ai clienti con sconti) a cui si aggiungono accorgimenti facoltativi (presenza di prodotti con ridotto peso di imballaggio o con imballaggio in materiale riciclato; vendita di detersivi e prodotti alimentari sfusi; adozione di sacchetti e contenitori compostabili per i prodotti da banco; vendita di pannolini lavabili).

L’amministrazione è in attesa dei primi dati che dovranno essere forniti dai punti vendita. Intanto, la Provincia di Trento ha valutato il progetto e, riconoscendone la validità, ha deciso di estenderlo al suo territorio. Dal Comune fanno sapere che i prossimi ad essere coinvolti saranno i piccoli produttori locali.

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