I Paesi devono defossilizzare i sistemi di informazione, dopo decenni di disinformazione da parte della potente industria dei combustibili fossili, oltre ad inserire leggi per rendere perseguibile legalmente la disinformazione climatica e le false narrazioni (greenwashing) da parte dell’industria dell’oil & gas, oltre a introdurre sanzioni per le società pubblicitarie che ne amplificano i messaggi.
Come riporta il Guardian, Elisa Morgera, la relatrice speciale delle Nazioni Unite sui diritti umani e i cambiamenti climatici, ha scelto parole severe per commentare l’uscita di un nuovo rapporto sulla disinformazione climatica redatto dall’International Panel on the Information Environment (Ipie).
Il report Integrità dell’informazione sulla scienza del clima: una revisione sistematica (Information Integrity about Climate Science: A Systematic Review) ha esaminato 300 studi specialistici, evidenziando che « aziende, governi e partiti politici diffondono intenzionalmente narrazioni imprecise o fuorvianti sui cambiamenti climatici di origine antropica. Queste narrazioni circolano attraverso canali di comunicazione digitali, radiotelevisivi e interpersonali. Il risultato è un calo della fiducia del pubblico, una diminuzione del coordinamento delle politiche e un ciclo di feedback tra negazionismo scientifico e inazione politica ».
Gli autori dello studio hanno svolto un’analisi completa di chi produce disinformazione sul clima, sia intesa come falsità intenzionali sia come informazioni errate fornite dai media, anche in modo involontario.
Lo studio ha valutato anche la diffusione e l’impatto che questa ha sulla società e sulla politica e su come la disinformazione può essere affrontata. intendo quest’ultima per indicare
Spesso le strategie di disinformazione vengono scelte dai sostenitori del negazionismo climatico, le cui campagne si sono evolute verso il discredito della transizione ecologica e delle soluzioni alla crisi climatica.
Un esempio recente sono le false teorie secondo cui l’enorme blackout avvenuto in Spagna il 28 aprile sarebbe stato causato dalle energie rinnovabili, di cui abbiamo parlato recentemente sul nostro periodico.
In questo contesto i bot e i troll online amplificano enormemente le false narrazioni, svolgendo un ruolo cruciale nella promozione della disinformazione.
Altre teorie molto diffuse sul web sono la definizione del gas fossile come un “combustibile a basso contenuto di carbonio”, oppure teorie cospirative sulla genesi degli incendi o sulle criticità delle energie rinnovabili.
Secondo il rapporto, nelle strategie di disinformazione climatica sono coinvolte soprattutto le aziende di combustibili fossili, ma anche società energetiche, imprese del comparto agricolo (dalla coltivazione, all’allevamento fino ai supermercati), varie compagnie aeree e il settore del fast food.
False narrazioni che hanno poi una grande influenza sulla politica.
Il report infatti sottolinea che spesso le aziende che promuovono la disinformazione climatica lavorano in collaborazione con think thank e centri di ricerca, nella gran parte dei casi conservatori, per indirizzare le false narrazioni ai decisori politici ed economici.
In Europa molti importanti partiti, tra cui l’Afd in Germania, Vox in Spagna o il Rassemblement National, “stanno andando contro alla scienza del clima”, anche grazie al fatto che i media dell’area di destra e di centro-destra danno priorità a tesi negazioniste, scettiche o cospirative sulla crisi climatica.
In questo scenario risulta ancora più importante la richiesta fatta nel giugno 2024 da Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, di vietare sui media le pubblicità delle aziende legate ai combustibili fossili, definite come “i paladini del caos climatico”.
L’Onu sta infatti portando avanti una campagna internazionale chiamata Iniziativa globale per l’integrità dell’informazione sui cambiamenti climatici.
«Le informazioni fuorvianti hanno minato la fiducia del pubblico nella scienza del clima e in altre istituzioni sociali chiave. Questa crisi di integrità del mondo dell’informazione sta intensificando e aggravando la crisi climatica », concludono gli autori del rapporto sulla disinformazione climatica.
Un monito rivolto al mondo dei media e ai cittadini, che dovrebbero affrontare con rigore e lucidità la realtà della crisi climatica.