La filiera ittica italiana a confronto: la scoperta del mare per i consumatori

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Si è svolta l’importante convention di Assoittica Italia, la storica organizzazione che raccoglie le imprese della distribuzione e lavorazione della filiera ittica. Un’occasione unica per rilanciare tutte le informazioni, le proposte, le problematiche e le nuove idee, in termini di innovazione e sostenibilità, da proporre al Nuovo Governo. Senza poi dimenticare l’analisi sugli impatti in termini di sostenibilità e i nuovi spunti di riflessione e di strategia per sostenere gli obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite e aumentare la consapevolezza dei consumatori per la tutela del mare e della biodiversità marina.

Emerge l’importanza economica del settore ittico che sta vivendo una crescita sempre maggiore nel reparto alimentare – ad oggi, quasi il 10% della spesa delle famiglie italiane per i generi alimentari è destinato al consumo di pesce. Analisi e statistiche che aiutano a comprendere l’importanza di campagne di divulgazione per il consumo responsabile e sostenibile dei prodotti ittici, riservando la dovuta attenzione anche per i prodotti non conosciuti e non attenzionati dalle grandi catene della distribuzione agroalimentare.

Assoittica Italia, al fine di intraprendere un percorso educativo e divulgativo, che porti a far conoscere i principi di una sana e corretta alimentazione, continua ad incentivare momenti di approfondimento e diffusione social per la conoscenza delle specie ittiche di interesse commerciale trascurato e, nella maggior parte dei casi, sottovalutate dal consumatore. Le carni di questi prodotti contengono proteine di elevata qualità, quantità variabili di grassi e trascurabili quantità di carboidrati.

Nei pesci il contenuto in proteine varia dall’11 al 20%, nei crostacei e molluschi dal 9 al 16%. Assoittica Italia, unendo imprese e consumatori vuole affrontare la problematica che vede nel Mediterraneo una percentuale di prodotto ittico scartato totale attorno al 18,6% delle catture, ma in alcune attività di pesca tale percentuale può arrivare fino al 70 % del pescato e interessa soprattutto le specie prive di valore commerciale sul mercato alimentare.

Un’analisi che richiama l’attenzione mediatica e l’educazione alimentare dei consumatori che se decidono di non acquistare pesce di dubbia provenienza, di dimensioni inadeguate o appartenenti a specie tutelate, come il pesce spada o il tonno rosso, cercando di rivolgersi a pescherie e mercati, possono incentivare l’economia dei pescatori locali e delle imprese ittiche made in Italy.

Una serie di comportamenti che hanno effetti sull’industria della pesca, sulle tasche dei cittadini e sulla nostra salute. Riducendo il consumo di certi pesci, la grande industria smetterà di proporli alla grande distribuzione, incentivando una pesca più sostenibile. Inoltre, comprando dai pescatori locali, si sostiene un settore dell’economia che nel solo Mediterraneo dà lavoro a quasi 140 mila persone, incentivando la possibilità di mangiare pesce fresco.

Durante i lavori, gli esperti hanno rilanciato l’importanza di puntare sulla costante innovazione, resa possibile anche da fondi statali, dai progetti con i Think Tank legati al mare e da una crescita del processo tecnologico che favorirebbe una maggiore professionalizzazione delle figure operanti in questo settore. In tale scenario anche la comunicazione diviene un pilastro importantissimo di questo processo di crescita, sviluppando campagne divulgative, educative e informative, nella maniera più trasparente possibile, verso un consumatore che si presenta sempre più preparato, esigente e attento alle politiche di tutela del mare.

Assoittica Italia