La nuova avventura di Morten Thorsby

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Non v’è dubbio. Il mondo del calcio è spesso un campo di condotte poco etiche: stipendi e compravendite faraoniche, accostamenti con l’economia del malaffare e vari comportamenti “sopra le righe” (per usare un sintetico eufemismo). La lista potrebbe benissimo continuare per ore, includendo senz’altro lo sfruttamento dei lavoratori per la realizzazione degli stadi e delle infrastrutture del campionato del mondo venturo in Qatar (si terrà il prossimo autunno-inverno).

Tuttavia, in questo scenario che non propriamente coincide con i pilastri della sostenibilità, lo sport è stato ed è vettore di comunicazione. Il calcio, come sport più seguito, ha nella sua storia intrinseca episodi di riscatto sociale e di divulgazione.

Il calcio è, in qualche modo, la rappresentazione variopinta ed iperbolica della nostra società: forte calamita per ogni argomento, grande propulsore di contenuti. Tra questi argomenti, non può non esserci anche l’aspetto ambientale. Un giocatore della Serie A italiana, in particolare, ha abbracciato in questi anni completamente la causa, facendosene promotore dentro e fuori da questo mondo. È un mediano, alto più di 1.90 m, è norvegese e ha vestito, fino al mese scorso, la maglia blucerchiata della Sampdoria.

Anche per via del suo ruolo non è uno di quei giocatori memorabili: è un calciatore di lotta, di sudore. Non è scenico ma ci mette il cuore, condendo qualche partita, di rado, con un suo gol (anche grazie alla sua statura). Nel giro di poco tempo è diventato uno dei giocatori più iconici della sua squadra: è Morten Thorsby.

Autore: Davide Casentini Copyright: LiveMedia/Davide Casentini

Innanzitutto, la scelta del numero maglia, il 2, per ricordare l’obiettivo dei gradi contemplato dagli Accordi di Parigi. Poi le numerose campagne: dalle biciclette per andare al campo sportivo (una mosca bianca rispetto alle auto sportive dei suoi colleghi) al riutilizzo delle maglie indossate. Unito a numerose partecipazioni in manifestazioni ambientaliste.

Morten Thorsby impegnato in un’azione di clean-up nell’entroterra genovese insieme all’ex compagno di squadra e connazionale Kristoffer Askildsen (Foto: Sky)

«Perché il calcio è una cosa molto egoistica, stai sempre a pensare a te stesso, a come andare avanti. È importante avere una cosa che ti dia una prospettiva, è importante sapere che il mondo è più grande del calcio. Oggi so perfettamente che è anche grazie alle mie prestazioni nel calcio che posso dare supporto alla mia battaglia, quella ambientale».

Morten Thorsby

Su queste basi Morten ha deciso di fondare circa 2 anni fa un’organizzazione no-profit completamente dedicata alle tematiche ambientali all’interno del mondo del pallone, We Play Green, con lo scopo di portare azioni di sostenibilità in quella che viene definita “la più grande famiglia al mondo” (si stima che nel mondo il numero dei calciofili sia superiore ad oltre 3,5 miliardi di persone).

Tuttavia, a causa dei problemi finanziari della Sampdoria, Morten Thorsby, nonostante la volontà di rimanere in maglia del Baciccia, ha concluso la sua avventura con il club e con il campionato italiano. La Serie A perde quindi una sua figura senz’altro iconica e che la contraddistingueva: una personalità fuori dal comune per la realtà italiana e capace di innovare.

Resta, ad oggi, la curiosità per un progetto che vedrà espandersi nel resto d’Europa, a partire dalla nuova realtà tedesca che ha accolto il calciatore norvegese, l’Union Berlin. Che cosa si inventerà Morten in terra tedesca? Noi continueremo a seguirlo, sempre nel segno del numero 2.

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