OutBe, la start-up innovativa che connette scienza, natura e persone

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Gli sport outdoor diventano l’occasione perfetta per studiare e proteggere la natura in un’ottica di citizen science, o “scienza partecipativa”: su questo si basa OutBe, start-up innovativa nata con lo scopo di connettere persone e natura e dove attività sportive all’aria aperta, ecologia e scienza si incontrano.

Una piccola e dinamica squadra under 35 che ha l’obiettivo di raccontare storie per informare e ispirare progetti tra sport e conservazione della natura, ed un sito web, dove si articolerà l’”ecosistema” per abbinare e supportare le diverse realtà finalizzate a studiare e tutelare l’ambiente.

Approfondiamo il progetto attraverso le parole di Luca Tixi, biologo marino, guida outdoor e fondatore della start-up insieme ad Arianna Liconti, ecologa marina e appassionata di scienza partecipativa.

Luca Tixi, fondatore di OutBe

Ciao Luca, raccontaci com’è nata questa iniziativa…

Ho sempre creduto in un modello di interazione uomo – natura benefico per entrambi. L’ambiente, di cui tanto si parla in questo periodo, non è un soggetto terzo da proteggere. È parte di noi e per questo va vissuto, amato, respirato, toccato, capito, rispettato. Solo così potremmo prenderci cura di lui e di noi. Ho da sempre avuto questa vocazione, per questo dieci anni fa ho fondato Outdoor Portofino. OutBe nasce dall’esigenza di portare questo messaggio a un pubblico più ampio. Dalla necessità di mettere a sistema il mondo della conservazione ambientale con quello dello sport.

Nel dettaglio, in che modo cercherete di ‘aiutare la natura’ (‘help nature out’, come scrivete nel sito)?

Crediamo che per aiutare il pianeta in modo efficace, dobbiamo viverlo, conoscerlo e capirlo e crediamo anche che tutti possano partecipare attivamente alla conservazione della natura. Praticando gli sport all’aria aperta che amiamo, possiamo raccogliere dati ambientali fondamentali per informare e dirigere gli sforzi di conservazione, effettuare attività di ripristino degli ecosistemi e conoscere attivamente la natura che ci circonda, il tutto divertendoci. Per fare ciò stiamo creando un “ecosistema” in cui centri outdoor e appassionati, istituti di ricerca e imprese possano lavorare insieme per la natura e il proprio benessere.

Connettere scienza, natura e società… sicuramente ce n’è bisogno. Secondo voi, perché?

Perché per proteggere la natura abbiamo bisogno di evidenza, conoscenza, dati. Abbiamo bisogno di canalizzare i nostri sforzi. Capire il vero valore dei beni e dei servizi che l’ambiente ci dà e utilizzarli al meglio. Ma questo non basta, l’uomo (e la sua parte irrazionale) deve essere coinvolto nel processo. Essere parte della soluzione può e deve essere anche divertente, emozionante e coinvolgente. Ecco: noi mettiamo insieme cuore e cervello.

Come gestite la comunicazione del progetto?

Abbiamo voluto creare da subito un’identità di brand definita, semplice e una comunicazione pulita. Il tone of voice di OutBe è diretto, informale, ispirazionale e molto motivante. Deve incuriosire, informare e trasmettere dinamismo ed emozioni per suscitare slancio, voglia di saperne di più, desiderio di partecipazione. Parliamo con le persone principalmente sul nostro canale Instagram (outbe.earth) e con le aziende e le organizzazioni su Linkedin. Vogliamo creare connessioni comunicative semplici ed inaspettate tra lo sport e la natura, per ispirare tutti all’azione. Outbe è una community, interagisce con le persone con entusiasmo e gentilezza condividendo call to action e opportunità concrete di fare la differenza all’aria aperta.

E quali, infine, gli obiettivi a breve e a lungo termine?

Siamo appena nati e in una fase molto dinamica. Abbiamo tante idee e le stiamo testando sul mercato italiano. Ci siamo dati un anno di tempo per capire meglio il nostro pubblico, le sue esigenze e i suoi problemi. Finita questa fase inizieremo a costruire una vera e propria piattaforma digitale e la porteremo su scala internazionale. Immaginate una barca a vela che salpa verso una meta lontana. Conosce la direzione, ma non sa ancora esattamente in quali porti farà scalo e la rotta dipenderà dal vento e dalle onde.