Olio da cucina esausto, al via la nuova campagna di sensibilizzazione per i porti italiani

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Partirà ufficialmente a maggio Save the sea Recycle cooking oil, la campagna per la raccolta dell’olio alimentare esausto rivolta ai porti turistici e commerciali d’Italia. Promossa da Marevivo e RenOils, avrà lo scopo di garantire il corretto smaltimento di un rifiuto dall’impatto sottovalutato. Se sversato nel suolo, questo porta alla formazione di uno strato impermeabile che impedisce il normale passaggio dell’acqua e dei nutrienti. Una volta che è poi penetrato in profondità, contamina le falde acquifere compromettendo la qualità delle acque potabili.

Per quanto riguarda il mare, ma anche i corpi idrici come laghi e fiumi, l’olio esausto in essi riversato porta alla formazione di una pellicola superficiale, dello spessore di 3-5 centimetri, che altera la corretta ossigenazione dell’acqua e la normale penetrazione dei raggi solari, mettendo seriamente a rischio la vita acquatica. Basti pensare che appena un litro di olio è responsabile dell’inquinamento di circa 1.000 mq di acqua. Nel caso della campagna in questione stiamo sì parlando dell’olio impiegato dai diportisti, ma è soprattutto quello utilizzato nelle nostre case, se non smaltito correttamente, ad essere inquinante. Buttarlo nel lavandino o nello scarico del bagno, infatti, ha conseguenze tanto subdole quanto gravi.

«Il progetto di salvaguardia del mare coinvolgerà porti e diportisti su tutto il territorio nazionale – si legge nella pagina Facebook dedicata – consentendo il corretto avvio a recupero degli oli alimentari esausti». Un percorso di sensibilizzazione che nascerà direttamente nei luoghi oggetto della campagna e non solo. Con una durata pluriennale prevista, potrebbe quindi divenire parte integrante del settore.

«Abbiamo fortemente voluto questo progetto – ha spiegato Ennio Fano, presidente di RenOils – per due aspetti fondamentali: quello ambientale, perché l’olio alimentare esausto è riciclabile al 100% per la produzione di biodiesel, l’utilizzo in impianti di cogenerazione e la produzione di bio-lubrificanti; quello educativo, perché ci permette di informare quante più persone possibili sulla capacità dell’olio esausto di inquinare e sulla corretta gestione del rifiuto. La vera sfida per noi – ha concluso – è proprio sensibilizzare le famiglie. La raccolta domestica, rispetto alla ristorazione e all’industria alimentare, è infatti quella che incide di più in termini di quantità di rifiuto e nello stesso tempo la più difficile da intercettare».