Transumanze, la Sicilia che non c’è più raccontata da due giovani artisti

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Attraverso un progetto pittorico-documentaristico due ragazzi siciliani sensibilizzano sulle bellezze del paesaggio, sul rapporto uomo-natura e l’abbandono delle campagne

Migrazioni dalla campagna alla città, abbandono delle realtà rurali, tradizioni che rischiano di sparire per sempre: tutto questo sta accadendo in Italia ormai da qualche decade e il fenomeno, sebbene sia sotto gli occhi di tutti, si accentua di giorno in giorno. Da un punto di vista ecologico, l’abbandono della ruralità e delle pratiche ad essa associate determina una perdita di diversità genetica nelle varietà coltivate e nelle razze allevate. Il territorio, inoltre, tende a divenire più omogeneo con relativa riduzione della diversità biologica. “Transumanze”, dell’urban artist Alberto Ruce e dalla videomaker Carla Costanza, punta i riflettori su queste problematiche in Sicilia, regione dove il fenomeno è particolarmente intenso.

Ciao ragazzi, come è nata l’idea di dar vita a questo progetto?

Il progetto Transumanze – spiega Alberto Ruce, urban artist – nasce da una mia idea voluta da un percorso artistico intrapreso sulle trasparenze e sulle velature. Piano piano mi sono concentrato sempre più nella rappresentazione di soggetti e scene pittoriche riguardanti aspetti della società che stavano scomparendo: dalle emozioni umane che non si riescono più a percepire fino ai paesini e alle tradizioni rurali. È da quest’ultimo aspetto che nasce Transumanze. A questo concept da me lanciato si è poi aggiunta Carla che realizza video e documentari e così il progetto ha preso forma.

Come è strutturato il progetto?

Il progetto è itinerante – continua Alberto – consiste in un tour in Sicilia di 7 tappe dove Carla documenta la popolazione, i luoghi e i paesaggi mentre io dipingo scene pastorali relative alla transumanza e alle piccole realtà locali. In ogni posto ci documentiamo e risiediamo per circa una settimana dopodiché diamo il via a riprese e murales che più rappresentano il luogo che ci ha ospitato. Alla fine di tutto il progetto, l’idea è di realizzare un documentario il cui tema centrale sarà l’abbandono e una mostra fotografica correlata di disegni e cimeli tradizionali presi qua e là.

In che modo la pittura si connette con l’osservatore al fine di trasmettere un messaggio dal carattere sociale ed ecologico?

Sicuramente quel che dipingo – spiega l’urban artist – è molto evocativo ed evoca quindi un ritorno alla vita rurale. Le mie opere le realizzo su muri distrutti, devastati, proprio per risaltare l’effetto del tempo. A questo proposito, crepe e difetti della superficie vengono risaltati invece di essere coperti. Personalmente sto provvedendo ad usare tecniche e materiali sempre più naturali e meno impattanti sull’ambiente.

Che caratteristiche hanno le riprese video?

Le riprese video – spiega Carla Costanza (in arte Giniusa), videomaker – rappresentano un plus al progetto come inizialmente concepito da Alberto in quanto documentano tutto quel che viene fatto. È bello poter tornare nei luoghi in cui siamo stati e far vedere alle persone quel che è stato realizzato, che loro sono parte integrante del documentario. Molta attenzione è dedicata ai paesaggi e alla bellezza dei luoghi anche per farli notare da una prospettiva diversa a chi li abita e che ogni giorno è abituato a passarci davanti senza soffermarcisi. I video collegano l’arte di Alberto ai luoghi, e i luoghi sono ricchezza di paesaggi, cultura e natura.

Transumanze è un punto di partenza per progetti futuri?

Sicuramente sì. In futuro speriamo di poter realizzare tour simili in altre parti d’Italia e del mondo che presentano la stessa situazione di abbandono.

“La distribuzione del documentario – concludono i ragazzi – non avverrà prima di settembre/ottobre”.

Per seguire il progetto, questo è il canale instagram: https://instagram.com/transumanze?utm_source=ig_profile_share&igshid=r5lf3mvpercr e per maggiori informazioni, questa l’email dell’ufficio stampa: transumanzeproject@gmail.com.

Di Simone Valeri

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