L’Università di Torino per la sostenibilità ambientale

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Giovedì 11 maggio, nell’Aula Magna situata presso la Cavallerizza Reale in Via Verdi, è avvenuto il lancio di UniToGO (UniTo Green Office): un progetto che si presenta come il nuovo hub della sostenibilità dell’ateneo piemontese. Cinque tavoli tematici per cinque workshops su cibo, rifiuti, energia, mobilità e acquisti pubblici ecologici (APE). A partire da questi argomenti sono stati formati dei gruppi di lavoro, grazie alle proposte e ai suggerimenti arrivati mediante un apposito form aperto da Green Unito, il network interdisciplinare alla base dell’iniziativa. L’evento – presentato dal rettore Gianmaria Ajani, dalla direttrice generale Loredana Segreto e dal delegato alla sostenibilità ambientale prof. Egidio Dansero – è indirizzato all’istituzione di una struttura di coordinamento e di progettazione sulle politiche di sostenibilità ambientale della suddetta università. Lo scopo di UniToGO è infatti di riunire concretamente le idee e i piani di docenti, personale tecnico e amministrativo, studenti e studentesse. UniToGO è nato dopo un precedente incontro, dal titolo “Università green? Verso un’associazione per la sostenibilità ambientale”, svoltosi il 5 maggio al Campus Luigi Einaudi.

Nel dettaglio, Unito Green Office si fa promotore dell’Environmental Sustainability Action Plan – ESAP, che dovrà guidare le scelte che nei prossimi cinque anni intraprenderà l’Università degli Studi di Torino. L’approccio di Green Unito è teso a intensificare le relazioni tra università e società civile nel contesto nazionale e internazionale, attraverso un uso oculato degli strumenti comunicativi (siti web, social network,  pubblicazioni scientifiche,  convegni), al fine di condividere la conoscenza, anche tramite concorsi e premi per tesi di laurea a tematica ambientale.

Sono due allora le principali linee direttrici su cui si incardina il progetto: ricerca e azione. L’apporto della prima serve per monitorare la letteratura esistente sulle buone pratiche di altri campus in Italia e all’estero. La seconda, invece, è tripartita in: 1) interventi spalmati su orizzonti temporali di medio-lungo periodo, che necessitano una copertura finanziaria notevole e una progettazione complessa (per es. installazione di nuove strutture dedicate alla raccolta differenziata); 2) interventi “soffici” realizzabili a breve-medio termine con investimenti economici modesti e una programmazione relativamente agevole (ad es. valorizzazione dei presidi per la raccolta differenziata già presenti ma sottoutilizzati); 3) interventi amministrativi attuabili a breve termine senza risorse economiche dedicate ma semplicemente basati sulla razionalizzazione dei sistemi organizzativi.

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Fabio Dellavalle

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