di Annalisa Tancredi
Non c’è niente di meglio di una ripresa a campo lungo alla Sergio Leone per raffigurare la bellezza sterminata della natura selvaggia, o una delle scene di “Into the wild” per descrivere il legame intimo e primitivo tra l’uomo e la natura.
Il linguaggio cinematografico può raccontare molte cose del rapporto tra uomo e ambiente ed è per questo che alla 69° Mostra internazionale di arte cinematografica di Venezia fa il suo debutto il Green Drop Award, premio nato per stimolare autori e spettatori verso una maggiore sensibilità ambientale.
Green Drop Award è organizzato da Green Cross Italia e dalla Città di Venezia ed è un riconoscimento collaterale della kermesse veneziana destinato al film che ha “meglio interpretato i valori dell’ecologia e dello sviluppo sostenibile, con particolare attenzione alla conservazione del Pianeta e dei suoi ecosistemi per le generazioni future, agli stili di vita e alla cooperazione fra i popoli”.
Un’eccellente giuria presieduta dal regista Ermanno Olmi (presidente), dall’attrice Claudia Cardinale (madrina), dal regista Ugo Gregoretti, dal produttore Franco Iseppi, dall’attrice Anita Kravos e dall’educatrice ambientale Caterina Dezuanni si riunirà il giorno venerdì 7 settembre per nominare un vincitore tra i 18 lungometraggi in gara nella selezione ufficiale Venezia 69. Il migliore riceverà come riconoscimento il trofeo Green Drop, ovvero una goccia d’acqua verde in vetro di murano, soffiata dal maestro vetraio Simone Cedenese, al cui interno è custodito un pezzetto di terra simboleggiante “l’humus fertile nel quale le generazioni future potranno conciliare sviluppo ed ecologia”. La terra inoltre, proverrà ogni anno da un luogo diverso del Pianeta e, per il 2012, è stato scelto il Brasile, paese in cui si è svolta la Conferenza ONU Rio+20.
“Il cinema è intrattenimento, ma come tutti i racconti, dalle favole alla grande letteratura, chi vede un film o legge un romanzo si immedesima nelle storie e nei personaggi. Mettere in evidenza le valenze ecologiche di un’opera cinematografica significa, nel pieno della crisi ecologica e dei cambiamenti climatici, insegnare qualcosa agli spettatori senza doverli ammorbare con pistolotti moralistici o retorici” ha dichiarato Marco Gisotti, direttore del Green Drop Award e autore del documentario “Cinema & Ambiente” in onda su Rai Storia (ciclo Dixit Scienza). Ed ha proseguito, a proposito della capacità della macchina da presa di intervenire sull’immaginario collettivo:”il cinema ha una grande forza evocativa. Pensiamo all’effetto clamoroso che ebbe negli anni Settanta un film come “Sindrome cinese” che denunciava i rischi del nucleare. Profetico perché una settimana dopo l’uscita della pellicola accade lo sciagurato incidente alla centrale atomica di Three Miles Island. Oppure pensiamo a “Into the wild” o al cinema di Ermanno Olmi, a quello di Werner Herzog e persino ad “Avatar”, forse l’esempio di eco-cinema più popolare degli ultimi anni. Chi ha visto queste opere lo ha fatto principalmente per vedere un buon film, ma quando è uscito dal cinema ha imparato qualcosa di più sulla natura, l’ecologia e la cooperazione fra i popoli”.
Quest’anno quindi ci sarà un lungo green carpet alla biennale di Venezia pronto ad accogliere le pellicole più attente allo sviluppo sostenibile. Infine, per utilizzare le parole di Mikhail Gorbaciov – Premio Nobel per la Pace e fondatore di Green Cross International – “la creazione di questo premio aiuterà registi, sceneggiatori e attori a diventare ambasciatori di un messaggio di ottimismo per il futuro di tutta l’Umanità”.