[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=8xf51RYuEQk&w=440]
di Francesca Morra
I 72 minuti del filmato scorrono veloci saltando da un mondo tangibile, fatto di immagini e testimonianze del territorio a un mondo privo di spazio e tempo dove la protagonista è Febe, una bambina che disegna, gioca, dipinge e le sue fantasie prendono vita attraverso la magia delle animazioni. Il regista Daniele di Domenico afferma che «Terramacchina vuole diffondere un messaggio di allarme e di amore per questo territorio, ma si rivolge in modo molto concreto anche al sistema produttivo, che può essere seriamente minacciato da una compromissione delle risorse naturali che sono alla base della produzione agroalimentare».
Come dice il titolo stesso del documentario, la Terra è diventata «una macchina da far funzionare in modo sconsiderato» dove le coltivazioni con il sistema intensivo si estendono su tutto il territorio. Ormai non si può più temporeggiare e scaricare tutta la responsabilità delle nostre azioni sulle generazioni future, rappresentate nel film da Febe che è «l’immagine personificata di una nuova coscienza ambientale, di una nuova cultura della responsabilità». Responsabilità che va oltre la questione morale della sostenibilità, estendendosi al punto di vista economico: la sostenibilità conviene a tutti, non solo agli ambientalisti!
Le prime proiezioni (lunedì 10 ottobre 2011 – Cinema D’Azeglio di Parma, giovedì 22 settembre 2011 – Cinema D’Azeglio di Parma) hanno fatto il tutto esaurito. Questa importante risposta del pubblico ha portato gli organizzatori del progetto a promuovere la riproduzione del documentario ovunque in Italia. Chiunque può organizzare una proiezione nella propria città: è sufficiente andare sul sito ufficiale del progetto nella sezione dedicata e richiedere gratuitamente il dvd.
Il trailer si conclude con una constatazione che da sola basta a stimolare l’interesse verso gli argomenti del documentario: un conto alla rovescia al contrario delle nuove nascite ogni secondo nel mondo! È veramente tempo di lasciare spazio alle nuove soluzioni già esistenti nel campo agrotecnico per poter continuare a vivere sulla Terra che tanto dà, ma che altrettante cure richiede.