[youtube http://www.youtube.com/watch?v=KbiUo_KLPwg?rel=0]
di Annalisa Tancredi
Lo scorso 29 luglio L’ONU ha lanciato l’allarme a tutte le Nazioni, definendola come la peggiore carestia degli ultimi 60 anni. In Gibuti, Etiopia, Kenya e Somalia le popolazioni sono costrette a scappare verso i campi di accoglienza a causa di siccità, carestia, conflitti e aumento dei prezzi. Il 20% delle famiglie deve far fronte a una grave carenza di cibo, più del 30% delle persone soffre di malnutrizione acuta e la mortalità giornaliera è di circa 2 morti ogni 10.000 individui. Bambini muoiono di fame e sete e da quanto affermato dal vice-segretario dell’ONU Asha-Rose Migiro «Il futuro di un’intera generazione si trova in bilico».
Complice della siccità è il surriscaldamento del globo che influenza le temperature degli oceani e l’andamento delle piogge (ENSO – El Niño-Southern Oscillation). Il surriscaldamento delle acque dell’Oceano Indiano infatti, a causa delle emissioni di gas serra, ha provocato la diminuzione delle piogge nelle aree del Corno d’Africa.
In queste disastrose situazioni, gli Ambasciatori di Buona Volontà sfruttano la loro fama per amplificare verso i media le richieste di aiuto ed evidenziare al pubblico tali problematiche. A rendere il messaggio efficace, infatti, contribuiscono la popolarità del personaggio e la considerazione che il target nutre nei suoi confronti: più sono conosciuti, maggiore sarà il bacino di utenza; più sono autorevoli maggiore sarà l’influenza sui comportamenti dei destinatari.
Le campagne di comunicazione sociale e ambientale, mirate alla sensibilizzazione e alla mobilitazione delle masse sui temi di interesse pubblico, si servono quindi dei testimonial per vincere una duplice sfida: mettere in campo tutte le risorse creative possibili per risvegliare il pubblico dall’assuefazione all’allarmismo mediatico e sganciare la comunicazione sociale dall’uso di mezzi poco attraenti e scarsamente incisivi.
Riportiamo di seguito l’appello di Antonio Banderas: «Lungo il Corno d’Africa sta avendo luogo la peggiore crisi alimentare del mondo. La sete, la siccità, conflitti e l’aumento dei prezzi, lasciano la gente affamata. Centinaia di migliaia di persone hanno dovuto lasciare le loro case, camminare per settimane alla ricerca di cibo. Più di 12 milioni di persone sono in situazioni disperate e il numero cresce ogni giorno. Le Nazioni Unite stanno lavorando per salvare loro la vita ed aiutarli a ritornare alle loro terre. Anche noi stiamo lavorando affinché le popolazioni siano più preparate ad una crisi come questa. Quindi la vita non è ancora persa e possiamo permettere loro di sopravvivere. Io stesso sono coinvolto in questo progetto delle Nazioni Unite e spero che anche voi facciate lo stesso, perché intervenire ora può fare la differenza».