Articolo pubblicato in data 8/07/2011 su “Il Fatto Quotidiano”
di Luca Mercalli
Tutti ci chiediamo per quale motivo a Napoli i rifiuti siano in mezzo alle strade e perché non si riesca a risolvere l’annosa emergenza. Non è possibile dare risposte banali, e quindi chiedo aiuto a un professionista dei rifiuti, Roberto Cavallo, presidente della cooperativa Erica di Alba, una giovane struttura di eccellenza in questo settore.
Dottor Cavallo, cominciamo con un quadro locale, cosa succede nel capoluogo partenopeo?
La situazione dei rifiuti 21 Napoli é resa più complessa che altrove da tre condizioni anomale: elevata produzione pro capite, scarsa raccolta differenziata, ma soprattutto la presenza della malavita organizzata, in particolare nella gestione dei trasporti. Questa situazione, come ha evidenziato uno studio della commissione europea del dicembre scorso, non solo ha ripercussioni ambientali gravissime, ma causa un notevole impatto economico negativo. Questo saldo passivo é dovuto principalmente a cause dirette, come il mancato recupero di materiali con valore di mercato (carta, vetro, plastica, metalli) e cause indirette come ad esempio l’impatto negativo sul turismo.
Ma questo punto come ci si può muovere per trovare una soluzione efficace?
Fornire vie d’uscita studiate a tavolino rischia di ridursi ad un esercizio di pura teoria. Alcune note positive ci consentono pero di prefigurare scenari ottimistici. Il primo ingrediente è nella stessa città di Napoli, infatti quasi duecentomila napoletani da ormai due anni sono serviti da un servizio di raccolta domiciliare dei rifiuti che permette loro di separarne i due terzi, superando cosi il 65% di raccolta differenziata. Il secondo ingrediente sta nelle persone alle quali si e affidato il sindaco De Magistris, in particolare assessore Tommaso Sodano, la conferma di Daniele Fortini come amministratore delegato dell’ASIA e l’aver messo a capo dell’azienda municipalizzata, in qualità di presidente, Raphael Rossi. Il terzo ingrediente è l’accresciuta sensibilità accompagnata da altrettanta voglia di riscatto degli abitanti di Napoli di cui si può trovare testimonianza sfogliando i molti blog e siti internet.
Però qui passano gli anni e il problema non si risolve…
Già nel 2008 e nel gennaio 2010 affrontammo la crisi dei rifiuti a Napoli. Delle proposte che avanzai già allora vorrei provare a rilanciarne una: si concentrino a Napoli per alcuni mesi tutti i volontari del servizio civile, aiutati dai volontari della protezione civile e del volontariato ambientale, distribuiscano a tutte le famiglie napoletane mastelli e sacchetti spiegando loro bene come fare correttamente la raccolta differenziata. Intanto l’ASIA, in collaborazione con Federambiente e dunque le altre società pubbliche, in particolare del nord Italia , trasportino i materiali differenziati in impianti di recupero e piattaforme indicate dal CONAI e dal Consorzio Italiano Compostatori, il tutto sotto la vigilanza del governo e della magistratura così da escludere la camorra dal ciclo dei rifiuti.
Ma se le altre regioni si oppongono ad accogliere carichi di rifiuti campani? A chi dovesse obiettare al trasferimento dei rifiuti già differenziati al nord ricordo come le discariche napoletane siano piene di rifiuti provenienti anche dal nord; cito come unico esempio le 500.000 tonnellate di fanghi tossico-nocivi derivanti dalla bonifica dell’Acna di Cengio, tra la provincia di Savona e quella di Cuneo, interrate nella discarica di Pianura.
Resta in Italia il problema dell’enorme quantità di rifiuti domestici che produciamo: circa 540 kg a testa all’anno, un chilo e mezzo al giorno di spazzatura. Se togliamo il 30% di rifiuti organici che potrebbe essere immediatamente compostato in orti, giardini e in impianti di prossimità, restano quasi quattro quintali da differenziare e smaltire per ciascuno di noi. Come si i può affrontare questo problema?
In effetti la riduzione all’origine dei rifiuti e il concetto a me più caro, al quale ho dedicato tra l’altro il mio ultimo libro Meno 100 chili, cioè la prevenzione dei rifiuti. Sono decine le azioni quotidiane che ciascuno di noi può fare per alleggerire la propria pattumiera… E il rifiuto che non c’è che non va né raccolto, né trasportato, né trattato e quindi neanche la camorra può toccarlo.
La mia “ricetta” per quel che riguarda i “RIUTILI” (termine che avevo suggerito anche a Bertolaso tempo fa e di cui rivendico la paternità ex nunc!…) l'avevo proposta proprio a lui e NON ho cambiato idea da quel dì…
Cari amici napoletani, avete tempo un mese da oggi per imparare a FARE la RACCOLTA DIFFERENZIATA dei RIUTILI; naturalmente dopo che, in contemporanea, vi avremo messo a disposizione le strutture adeguate alla bisogna… Dopodiché, se in un mese NON avrete imparato, la spazzatura siete destinati a TENERVELA sotto il letto, sic!
Ma chi sarà, tra i politici o i pubblici amministratori (che è poi la stessa cosa) ad applicare e rendere operativa una tale disposizione VINCOLANTE erga omnes?
Saluti cordiali
Ted – Milano