Come vedono il nostro pianeta i giovani giornalisti ambientali?

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di Silvia Musso

Si svolgerà il 27 maggio a Frascati la quinta edizione del Premio “Giornalisti nell’erba”, un concorso per giovani giornalisti ambientalisti dai 5 ai 21 anni, che nel corso di questi ultimi mesi si sono cimentati con interviste, articoli, fotografie, reportage, video, immagini, disegni su temi legati alla tutela ambientale.

Il progetto, aperto a singoli, gruppi e classi, è nato da un’idea dell’associazione di promozione sociale “Il Refuso” ed ha ricevuto i riconoscimenti della Presidenza della Repubblica, del Ministero dell’Ambiente, dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, della Federazione Nazionale della Stampa, e le partnership dell’agenzia Ansa e dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa-Esrin).

Il tema di quest’anno è “Pianeta Vivente” e prende spunto dalla campagna mondiale Living Planet del WWF, che ogni due anni esamina l’impronta ecologica dell’uomanità e fornisce analisi sullo stato di salute della Terra e dell’ambiente globale. Questo tema generale è stato declinato in tre differenti modi a seconda della fascia d’età: “Il pianeta che ci dà la vita” (dai 5 ai 10 anni); “I pericoli del pianeta vivente” – eruzioni, inondazioni, i rischi naturali e gli effetti sulla vita dell’uomo – (dai 10 ai 15 anni); “Noi nemici del pianeta vivente” – l’azione umana “contro” il pianeta vivente, cambiamenti climatici, consumi, declino della biodiversità, deforestazioni – (dai 15 ai 21 anni).

Gli elaborati dei ragazzi sono stati inviati entro il 15 febbraio scorso e in questo momento la giuria, presieduta dal direttore dell’Ansa Luigi Contu e suddivisa in tre comitati, sta selezionando i vincitori.

Paola Bolaffio, giornalista e ideatrice di Giornalisti Nell’Erba, è stata raggiunta dalla nostra redazione rispondendo alle seguenti domande.

Da cosa è nata l’esigenza di creare un premio ad hoc per giovani giornalisti ambientalisti?
«In tutta sincerità: l’esigenza era quella di una madre di quattro figlie da educare. A questo si aggiunga che questa madre è giornalista. La lingua che la professione ci insegna è quella di chi deve mediare tra le fonti delle informazioni e il largo pubblico, ma nel campo dell’ecologia, la situazione non funziona sempre. Nel 2006, quando il premio è nato, era appena uscito un libro divertentissimo, “Come difendersi dagli ambientalisti” di Tullio Berlenghi, un trattatello ironico per sopravvivere al modo di comunicare di chi vuol sensibilizzare alla tutela dell’ambiente. La situazione era questa: divulgazione pseudoscientifica, difficile dunque, da una parte, moralizzatori che paiono supponenti dall’altra, e dalla terza, brillanti promotori di green washing. Negli ultimi anni le cose stanno cambiando. Comincia ad esistere una professione ed una qualità anche per l’informazione sull’ambiente. Il Premio ha voluto dare l’opportunità ai più giovani di cimentarsi in tutte le forme di comunicazione per raccontare e per denunciare, per prendere in mano i loro diritti all’ambiente ancora non sanciti. Vuole dare voce alla fantasia e alla sperimentazione in un campo, quello della comunicazione, che sta evolvendo minuto dopo minuto, che dà sempre più spazio alla partecipazione e dove tutti si può essere lettori e media insieme».

Il giornalismo ambientale così come la comunicazione ambientale sono settori molto specifici e non sempre riconosciuti. Un premio come Giornalisti nell’Erba può contribuire allo sviluppo di queste branche della comunicazione?
«Ce lo auguriamo, davvero. E’ una delle ragioni che ci hanno convinto ad iniziare, con questa edizione, anche un altro Premio, quello che i giovanissimi Giornalisti Nell’Erba daranno ai giornalisti “grandi”. Inauguriamo il 27 maggio questa nuova iniziativa, in fase sperimentale, conferendo per questo primo anno un solo premio. A partire da settembre, tutte le migliaia di gNe d’Italia potranno dare i loro voti ai giornalisti che comunicano l’ambiente».

Il progetto coinvolge, attraverso la giuria e i garanti, numerosi giornalisti italiani. Come in questi anni l’attenzione dei diversi media – carta stampata, radio, TV, web – si è sviluppata nei confronti delle tematiche ambientali?
«L’ambiente, ahinoi, è sempre più spesso in prima pagina. Ma lo è per le catastrofi che sempre più spesso sono tali da meritare i titoloni. Non vogliamo credere che ci vogliano le escort alle conferenze sul clima per poter vedere paginate sulle decisioni che riguardano il pianeta. A parte gli scherzi, siamo ancora lontani dalla giusta attenzione dei media alle problematiche ambientali. Però, qualcuno dei nostri giudici, in questi anni, ha imparato parecchio dai piccoli gNe… »

Quale atteggiamento dimostrano le nuove generazioni nei confronti dell’ambiente?
«Le nuove generazioni sono più attente. Ti guardano storto se non chiudi l’acqua, sono capaci di dirti anche qualche parolaccia se ti vedono lasciare l’indifferenziato accanto alla campana della carta. Non tutti, ovviamente. Almeno i gNe. Migliaia, che si divertono a raccontare l’ambiente e a viverlo con rispetto. Senza far troppa filosofia, pretendono dagli “adulti” quel che per loro è normale: un pianeta con un futuro. C’è una bambina di 5 anni di Bologna che ha fatto e spedito il file dell’immagine del disegno per il concorso: un pianeta vivente. La mamma mi ha scritto che quel disegno, ancora oggi dopo due mesi, “cambia tutti i giorni, ci sono aggiunte, altri dettagli vengono cancellati. Oggi il mondo fuori si è colorato di azzurro. Il mondo cambia. Continuamente».

Insomma, il pianeta è vivente davvero. Non solo per vincere il Premio.

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