La partecipazione alla base della comunicazione ambientale

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di Eleonora Anello

Si è svolto il 30 aprile 2010 a Lissone (MB) il seminario, evento conclusivo del progetto “La scelta sui rifiuti”, dove per scelta si intende: Scegliere, Condividere, Esplorare, Lavorare, Trovare Alternative. L’iniziativa è stata coordinata da Creda, associazione fondata nel 1987 da Legambiente, WWF, AGESCI e Italia Nostra, e si occupa di ricerca, educazione, formazione e comunicazione sui temi legati all’ambiente e all’ecologia urbana.

Dottoressa Daniela Conti come è nato il progetto sui rifiuti che sta coordinando?
«Il progetto nasce dalla volontà di affrontare un tema importante come l’individuazione di un luogo sul territorio dove far sorgere un impianto di smaltimento dei rifiuti solidi urbani, in particolare quelli organici. La Provincia di Monza Brianza nel suo piano ha indicato questa necessità soprattutto a causa della sua recente costituzione. Così ha deciso di affidar a Creda un progetto di coinvolgimento della cittadinanza. Abbiamo operato insieme al Consorzio che si occupa direttamente dello smaltimento dei rifiuti e che serve i 16 comuni in cui si è incentrata la nostra azione. Il progetto è stato finanziato da CARIPLO».

A chi vi siete rivolti?
«Ci siamo rivolti ai ragazzi coinvolgendo 81 sezioni, circa 1800 individui a cui si aggiungono personale scolastico che ci ha sostenuto con interesse e le famiglie su cui contiamo sulla ricaduta. Alle medie abbiamo puntato sull’informazione. Abbiamo visitato 6 impianti di smaltimento di rifiuti organici, alcuni che producono compost altri invece energia. Siamo andati a Pinerolo e a Montello, vere e proprie eccellenze del settore, e poi ad Asti, Calcinate, Annone e Voghera, dove agli alunni è stata data la possibilità di formarsi un’opinione in merito anche sfatando luoghi comuni. Posso affermare che le suggestioni sono state screditate dai fatti. Siamo poi entrati ulteriormente nel cuore del problema per capire insieme agli studenti come gestire in modo sostenibile i rifiuti non solo quelli organici ma più in generale abbiamo affrontato temi più ampi come la raccolta differenziata, il riuso, per poter produrre degli elaborati finali che daranno vita a una mostra conclusiva itinerante. Per quanto riguarda invece i ragazzi delle superiori, l’approccio è stato diverso. Per capire come si individuano i siti di compostaggio e per superare la sindrome di Nimby (acronimo Not In My Back Yard, “Non nel mio cortile”), ci siamo serviti di un gioco di ruolo soprattutto per far emergere gli elementi necessari per superare comportamenti stereotipati. Infine, nell’ambito di un convegno aperto al pubblico a cui hanno partecipato centinaia di persone e numerosi esperti, una rappresentanza studentesca ha stilato un documento finale inerente all’esperienza presentato poi agli amministratori locali».

Il vostro approccio si incentra soprattutto sulla partecipazione…
«Coinvolgere i cittadini nella realizzazione di queste opere è determinante. Solo in questo modo si possono raggiungere risultati significativi sul territorio e non mi riferisco solo alla gestione dei rifiuti ma anche ad esempio alla mobilità. Non vogliamo solo informare ma far prendere a cuore i problemi da affrontare. Certo non si tratta del metodo più semplice ed immediato ma sicuramente quello che dà i risultati migliori, arricchisce i destinatari rendendoli molto più disponibili a cambiare stile di vita».

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