L’insostenibilità delle campagne elettorali

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di Roberto Cavallo

L’impatto ambientale della campagna elettorale: ci siamo giocati almeno 140mila alberi, acqua sufficiente a riempire oltre 450 piscine olimpioniche e abbiamo usato energia prodotta da un impianto termoelettrico medio grande.

Che si produca molta carta nei periodi elettorali, per la verità un po’ troppo frequenti in Italia, è intuitivo.
Che si produca inquinamento acustico nei corsi dei vari annunci e comizi è altrettanto noto, soprattutto alle nostre orecchie.
Se poi si frequentano i vari banchetti non si può non notare l’aumento del numero di gadget per attirare l’attenzione dei potenziali elettori.
Fortunatamente spesso i gadget sono funzionali così che, prima di diventare rifiuto, possono essere utilizzati per annotarsi chi non votare, come nel caso delle biro multicolori, o a strappare un sorriso e fermare un pianto ai bimbi come i palloncini o un cioccolatino.
Ci sono casi in cui poi i gadget sono addirittura antitetici al ruolo che, ad esempio, un candidato sindaco dovrebbe avere; è il caso di alcuni candidati che hanno distribuito bottigliette da mezzo litro di acqua minerale concorrente dell’“acqua del sindaco” che lui stesso dovrebbe impegnarsi a migliorare, anche per far risparmiare le famiglie.

Ma il dato più appariscente è senz’altro quello che inizialmente ho definito intuitivo.
In questa campagna elettorale, che nel mio Comune ha sommato 3 livelli (comunale, provinciale, europeo), ho conservato e pesato tutti i materiali a stampa, in alcuni casi anche imballati in plastica.

7 buste e lettere da 28 grammi ciascuna da alcuni dei 6 candidati a sindaco, un libretto con il programma da uno dei candidati da 120 grammi, innumerevoli “santini” (e depliant denigranti gli avversari) di candidati consiglieri comunali per un complesso di circa 750 grammi, a cui aggiungere altri circa 450 grammi dei candidati alle provinciali e 350 grammi circa per i candidati all’europarlamento.
Dunque un complessivo di poco più di un chilo e ottocento grammi di carta e nemmeno un prodotto in carta riciclata!
Si tratta certamente di un dato inferiore alla media dal momento che io vivo in una casa singola il cui ingresso non dà su una via principale, e dunque la buca da lettere è poco visibile e molto meno appetibile di quelle in batteria di un grande condominio.

Credo dunque di non sbagliare se approssimo a due chilogrammi la carta ricevuta in questo periodo, cioè circa l’1% del totale della carta e cartone immessa annualmente al consumo secondo COMIECO (dati 2006).
Due chili per i 34 milioni 673mila 113 elettori (fonte ADNkronos) chiamati a scegliere i consigli comunali e consigli provinciali e mezzo chilo di carta per la differenza rispetto ai 50.664.596 di italiani (fonte il sole24 ore) complessivamente chiamati ad esprimere il proprio voto.

Da questi calcoli emerge che questa tornata elettorale ha prodotto circa 77.341.967,5 chili di carta, cioè poco più di 77mila tonnellate, senza ballottaggi, né referendum, la quantità che viene raccolta in modo differenziato da circa 1 milione di abitanti!

Ancora convinto si tratti di un dato sottostimato e nella speranza che tutta questa carta sia finita nella raccolta differenziata cerco di valutare l’impatto ambientale in termini di emissioni di questa campagna elettorale.

Considerato che per una tonnellata di carta da materie vergini occorrono 2 tonnellate di legname (una quindicina di pioppi), 44 metri cubi d’acqua e 4.600 kWh di energia elettrica, in questa campagna elettorale ci siamo giocati 140mila alberi, acqua sufficiente a riempire oltre 450 piscine olimpioniche e abbiamo usato oltre 350.000 MWh, cioè l’energia prodotta da un impianto termoelettrico medio grande.

Mi piacerebbe si facesse uno sforzo per accorpare le elezioni e dunque le campagne elettorali.
Mi piacerebbe i candidati usassero almeno carta riciclata, significherebbe risparmiare 100mila tonnellate di CO2.
Mi piacerebbe si usasse di più Internet.
…o forse mi piacerebbe che i candidati tornassero a parlarmi di persona… e ad ascoltarmi!

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