Grease to Greece 2009: Odissea ecologica

| scritto da |

di Eleonora Anello

Partenza dalla Gran Bretagna e arrivo in Grecia, ma con vetture che si alimentino esclusivamente con gli oli esausti, attraverso una rete informale di stazioni di rifornimento di scarti dei fritti: dai fast food ai ristoranti cinesi ai negozi di kebab.
Questa è “Grease to Greece 2009”, seconda edizione di una pazza “corsa” automobilistica per la quale non conta andare veloci ma produrre basse emissioni avvalendosi di dosi minime di combustibile fossile. Per stabilire il vincitore, infatti, non verrà valutata la graduatoria di arrivo ad Atene ma l’impronta ecologica prodotta dai partecipanti.

Ideatore della competizione è il 35enne ingegnere londinese Andy Pag, che già nel 2007 si è recato da Croydon (Regno Unito) a Timbuktu (Mali) attraversando il deserto del Sahara con un camion alimentato a cioccolata (o, meglio, ricavato dagli scarti della sua produzione, oltre 2.000 litri di carburante estratti da quattro tonnellate di residui di fabbrica, a partire dall’olio di burro di cacao).

Anche quest’anno, come già avvenuto nell’edizione di lancio nel 2008, il rally vuole attirare curiosi che si avvicineranno a nuovi modi di muoversi, metodi alternativi per far carburare le auto in modo più ecologico e risparmiando anche denaro. Un’iniziativa simpatica e concreta per diffondere un messaggio chiaro: “Give grease a chance” (“Dai un’opportunità al grasso”), e cioè dimostrare che per fare andare avanti le automobili non esiste solo il petrolio e che, a differenza di etanolo e di altri biocarburanti controversi, il grasso di cucina riciclato è meno impattante sul pianeta.
L’obiettivo di questa campagna fuori dagli schemi è anche quello di dare impulso a una rete commerciale di rifiuti di cucina che altrimenti finirebbero nelle discariche o addirittura in mare. Grease to Greece vuole infatti coinvolgere in modo duraturo i commercianti che contribuiscono al progetto con la donazione dei loro residui, facendo nascere una nuova consapevolezza sui possibili usi alternativi dei loro scarti di produzione.

Il viaggio eco-friendly è anche un modo pratico di comunicare. Una campagna che unisce voglia di viaggiare, turismo sostenibile e competizione sportiva in cui i cardini del marketing tradizionale vengono ribaltati: le idee trovano il medium e non più viceversa.
Si sfrutta innanzitutto l’effetto buzz. Si innesca cioè un chiacchiericcio che si propaga da solo. Una “campagna” che non vuole essere monologo ma che vuole animare chi incontra dialogando con il proprio target. L’effetto è anche virale. Una volta che l’utente viene “ingaggiato”, e cioè coinvolto in prima persona, divene esso stesso sostenitore e si attiva per diffondere l’iniziativa in modo informale e, quindi, in modo più credibile non avendo un interesse diretto se non quello di vivere in un mondo più attento all’ambiente.

Nell’edizione del 2008 del “Grease Rally di Grecia”, gli equipaggi hanno percorso 2.500 miglia (4.023 km) raggiungendo Atene, dove l’ambasciatore britannico ha premiato i vincitori con il Golden Lard Award.
Chi sarà il vincitore dell’edizione 2009?
Le iscrizioni sono ancora aperte: per partecipare servono una squadra, un’auto diesel, qualche settimana di vacanza e… tanto grasso di cucina.

Lascia un commento