Adotta un orto a distanza

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di Eleonora Anello

In primavera è iniziata la semina dei terreni. A giugno sono previste le prime consegne. E per chi vive nelle aree urbane e non ha né tempo, né spazio, oppure non ha semplicemente voglia di cimentarsi nella produzione contadina, c’è chi ha pensato a loro. Nasce da questi presupposti “Le verdure del mio orto”: consegne a domicilio settimanali, spazi agricoli esclusivi da scegliere per dimensione e per coltivazione e da far coltivare su delega.

Ma come adottare un orto virtuale? Lo chiediamo a Giovanni Ferraris, 36 anni, responsabile della comunicazione di “Le verdure del mio orto”.
Si fa tutto in 4 semplici passaggi: definire la dimensione in base alla composizione del nucleo familiare o del gruppo, abbiamo ad esempio uffici e anche aziende, l’ultima che ha adottato un orto è una ditta di catering. Poi è necessario selezionare le verdure scegliendo da un range di 39 ortaggi e scegliere le aiuole con erbe aromatiche, frutti di bosco o fiori; e, infine, selezionare gli accessori tra quelli proposti come il foto-album con la raccolta delle immagini oppure lo spaventapasseri per dare un’identità al proprio appezzamento. In futuro vorremmo offrire altri prodotti del territorio come formaggi e carni per completare l’offerta”.

Le verdure sono tutte biologiche anche se per risparmiare sui costi finali l’azienda non si è ancora certificata, le consegne si effettuano con furgone a metano per ridurre le emissioni inquinanti e poi, tra le altre attenzioni rivolte all’ambiente, l’utilizzo esclusivo di concimi naturali, l’irrigazione a goccia per risparmiare acqua, il controllo delle erbe infestanti tramite la pacciamatura con teli biodegradabili.

Questo progetto di coltivazione agricola a consumo diretto sfrutta le potenzialità della comunicazione digitale, che diventa così lo strumento per gestire l’autoproduzione e ritornare alle vecchie tradizioni precluse a chi vive nelle zone urbane. Un connubio virtuoso tra innovazione e tradizione, connubio che si sta consolidando anche in molte altre realtà.

Il rispetto della stagionalità delle verdure e la consapevolezza che il consumo di alimenti di stagione contribuisce a potenziare il sistema immunitario rappresentano alcuni dei principi cardine che animano la Fife Diet.
Fife è una regione della Scozia situata a Nord di Edimburgo dove da qualche anno si promuove il consumo local principalmente per ridurre l’inquinamento tra le cause dei cambiamenti climatici. Un progetto pioneristico che incoraggia le persone a utilizzare solo i prodotti che provengono dalle zone limitrofe. La catena di approvvigionamento diventa più corta e in tal modo si riesce a mangiare meglio e a risparmiare denaro.
Per mettere in contatto produttore e consumatore si sta già lavorando allo sviluppo di un software per cellulare che permetterà di trovare i più vicini fornitori e creare una rete di punti vendita di prodotti locali nei centri urbani.
Il progetto funziona tanto che in un anno dai 14 soci che hanno fondato la rete si è passati a 600. Interessante come questo progetto abbia influito anche sulla morfologia sociale dell’area, numerose famiglie per seguire questo nuovo stile di vita, si sono definitivamente stabilite nel Fife.

Ma questo tipo di esperienza si moltiplica. Negli Stati Uniti, il termine “locavore” indica quelle persone che si nutrono solo di alimenti di provenienza locale, mentre in Canada e in Australia sono attivi i “100-mile diet“, persone che cercano di mangiare il cibo che proviene da un raggio di non oltre 100 miglia dalla loro abitazione.

Tutti i nuovi dieters garantiscono che il nuovo regime alimentare non solo fa bene all’ambiente e al portafoglio ma anche alla linea. Sicuramente a ridosso dell’estate non guasta perdere un po’ di peso grazie al taglio degli zuccheri massicciamente presenti nei prodotti alimentari trasformati.

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