Azzerare i rifiuti di Guido Viale

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di Alessio Sciurpa
La gestione dei rifiuti e’ una questione centrale per il governo, per la vivibilita’ urbana, per l’immagine di un territorio, per la difesa della legalita’, ma anche per la sopravvivenza o lo sviluppo di interi settori economici. E la cronaca degli ultimi anni, a volte drammatica, dimostra che tutti, non solo gli addetti ai lavori, abbiamo il dovere di discutere vecchie e nuove soluzioni. In Azzerare i rifiuti Giudo Viale che sui temi ambientali ha gia’ pubblicato Un mondo usa e getta (1994) e Tutti in taxi (1996), aggiorna le parti di un libro pubblicato nove anni fa, Governare i rifiuti. ”Il cambiamento di titolo (da Governare ad Azzerare, ndr) e’ significativo – scrive Viale -: registra un’evoluzione decisiva. L’obiettivo Rifiuti Zero e’ ormai entrato a far parte delle piu’ avanzate strategie di governo del territorio”. E per raggiungere la soglia di rifiuti zero (che e’ anche il nome di una rete internazionale di collettivi e di enti impegnati nella promozione di questo obiettivo generale, ndr) e’ importante, sottolinea Viale, affrontare il problema ”dalla testa e non dalla coda”, ”eliminando alla fonte il commercio e poi la produzione di tutti quei ‘beni’ concepiti per trasformarsi nel piu’ breve tempo possibile in rifiuti, cioe’ i cosiddetti articoli ‘usa-e-getta’. Ma in secondo luogo occorre passare al recupero di materia – cioe’ al riciclo – che puo’ essere fatto solo spingendo al massimo la raccolta differenziata, sia quella dei rifiuti urbani che quella dei rifiuti delle imprese”. Il problema dei rifiuti si colloca dunque all’interno della contrapposizione tra due culture: quella dei consumi e quella della sobrieta’. E inceneritori, termovalorizzatori e discariche sono tutti provvedimenti pensati per risolvere le emergenza ma non sono la soluzione. Bisogna cambiare mentalita’: consumare meno per produrre meno rifiuti, e si deve arrivare alla cosiddetta chiusura dei cicli produttivi, con la quale ogni produttore sia tenuto a occuparsi anche degli imballaggi, dello smontaggio, dei vari residui e cosi’ via.

In Campania – osserva Viale – per oltre quattordici anni ci si e’ ostinati ad affrontare il problema dei rifiuti partendo dalla coda, cioe’ da 1, 3, 10 o addirittura 24 inceneritori. I risultati si vedono: nessuna politica di riduzione; poco o nulla raccolta differenziata; niente compostaggio; niente combustibile ricavato dai rifiuti… La Campania ha tenuto in vita, con la sua esportazione di rifiuti in Germania dove la raccolta differenziata si fa seriamente, impianti che forse, senza queste generose iniezioni finanziarie, sarebbero costretti a chiudere”. ”Cio’ che non si vuole ammettere – sottolinea Viale – e’ che nella situazione della Campania si puo’ vedere come in uno specchio, quello che sara’ il futuro dell’intero pianeta, se il tempo concesso alla sua sopravvivenza sara’ sufficiente“.

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