Clima, per mobilitarci prendiamo da esempio il coronavirus

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Se avessimo adottato la stessa urgenza comunicativa usata per parlare del coronavirus ma applicata al cambiamento climatico, a quest’ora saremo salvi. Perché mai la stessa psicosi non coinvolge i cittadini del mondo così come ha fatto il virus partito dalla Cina?

D’altronde la vera emergenza globale è il cambiamento climatico, è dimostrato. Se ne parla da anni, tutti i giorni, eppure è ancora difficile mobilitare la gente e i governi. Gli effetti del clima che cambia non vengono percepiti come una minaccia reale: perché?

Eppure The Lancet Countdow on Health and Climate Change report, pubblicato qualche giorno fa, ribadisce che il clima sta provoncando effetti sulla nostra salute devastanti, per noi e per le nuove generazioni che saranno soggette a malnutrizione, malattie infettive e patologie respiratorie.

L’Italia continua a sforare pericolosamente – e sistematicamente – i limiti di PM10, con città sempre più inquinate: siamo undicesimi nel mondo per mortalità da polveri sottili. Nel 2016 sono state 45.600 le morti premature da Pm2.5 con una perdita economica di oltre 20 milioni di euro, la peggiore in Europa.

“Allora perché non si è così spaventati da questi scenari” si chiede Donatella Liuzzi su GiudizioUniversale “che prevedono danni irreparabili, morte e minaccia i nostri diritti fondamentali?”.

Percezioni e atteggiamenti.

Secondo l’autrice, “si percepiscono i cambiamenti climatici in maniera distaccata, frutto di un racconto altrettanto sbagliato che inizia tra i banchi della politica e passa per i giornali; un racconto che utilizza i termini sbagliati per una minaccia che invece andrebbe raccontata senza filtri”. Come quando i giornali confondono i fenomeni meteorologici estremi con il maltempo. “Non si ha percezione della colpa di tutto ciò perché una verità scomoda da accettare: la colpa è nostra. E’ la nostra civiltà che allaga piazze, alza vertiginosamente le temperature e renderà la vita su questo Pianeta sempre più difficile”. 

Cambiare la percezione, narrando un pericolo del qui e ora, e non come un pericolo lontano, aiuterebbe a rendere più consapevole l’opinione pubblica. Abbiamo bisogno di azioni immediate, così come il coronavirus è stato isolato e tutto il mondo si è impegnato a trovare una cura.

Percezione, ma anche atteggiamento. Ancora Liuzzi: “si interrompono le rotte aeree mentre il nostro governo continua a sostenere il fossile, confermando attraverso la “Finanziaria 2020” €474 milioni di agevolazioni per chi estrae petrolio e gas. Ci preoccupiamo di chi ci tossisce affianco mentre la nostra classe politica ha redatto il PNIEC – Piano Nazionale Integrato per l’Energia e Clima dove si impegna a ridurre le emissioni del 22% entro il 2020 e del 37% entro il 2030, nonostante l’IPCC abbia chiesto già nel 2007 a Paesi sviluppati come il nostro sforzi maggiori. Non sembrano preoccupati per i ghiacciai che si sciolgono, della perdita di biodiversità perché non ci risultano tangibili, eppure sono davanti ai nostri occhi quotidianamente”.

La mobilitazione dipende dalla narrazione e quindi da una comunicazione ambientale più consapevole. Non attraverso allarmismi, ma attraverso l’informazione puntuale.

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