SERR 2016: i consigli per le imprese da Utilitalia

| scritto da | ,

Questo articolo cerca di fornire alcuni esempi utili alle imprese che desiderano partecipare alla SERR 2016 con un’azione inerente il tema centrale di quest’anno: la riduzione dei rifiuti di imballaggio e del loro impatto ambientale.

 

La dimensione del problema

 

Gli imballaggi hanno l’importante funzione di consentire la conservazione, il trasporto e l’esposizione (la commercializzazione) delle merci. Ad essi è legata la vita utile dei prodotti che contengono: la conservazione nel caso degli alimenti, l’integrità in fase di movimentazione ecc. È tuttavia indubbio che gli imballaggi rappresentano una quota importante dei rifiuti che produciamo ogni anno, e che molti di essi potrebbero essere facilmente evitati.

I dati raccolti annualmente[1] ci dicono che nel 2014 sono stati immessi nel mercato nazionale quasi 12 milioni di tonnellate di imballaggi, 388 mila tonnellate (+3,4%) in più rispetto al 2013. A sottolineare l’attitudine degli imballaggi a diventare presto rifiuti, gli organismi deputati alla rendicontazione della loro gestione[2] assumono che la produzione annuale di rifiuti di imballaggio sia equivalente all’immesso al consumo per lo stesso periodo. Stiamo parlando, quindi, di 12 milioni di tonnellate all’anno di rifiuti di imballaggio: quantità considerevole, anche se va precisato che, grazie alla raccolta differenziata, una quota significativa viene avviata a riciclo o ad altre forme di recupero. Tuttavia, è pur vero che si può e si deve fare ancora di più per evitare che gli imballaggi finiscano tra i rifiuti indifferenziati (perché non riciclabili o non conferiti correttamente), e soprattutto non siano più oggetto dell’incivile pratica dell’abbandono nell’ambiente.

Quest’anno il tema centrale della SERR riguarda proprio gli imballaggi. Diverse sono le iniziative che le imprese possono intraprendere per unirsi a questa grande avventura collettiva e prevenire o ridurre la produzione di rifiuti di imballaggi, o minimizzarne l’impatto sull’ambiente (quando prevenzione e riduzione non sono possibili).

 it-frame1-jpeg

Alcuni esempi di prevenzione e riduzione “alla fonte”

 

Un primo esempio può essere rappresentato dai sistemi che erogano acqua di rete in sostituzione di quella minerale in bottiglia. Erogatori di acqua “alla spina” si stanno diffondendo presso ristoranti e bar, mense pubbliche e private (si veda ad esempio le iniziative promosse da Amsa Milano in occasione della SERR o da Hera), e persino nei Comuni grazie alla diffusione delle oramai famose “case dell’acqua”. Costruttori di impianti di trattamento dell’acqua e gestori del servizio idrico hanno stretto convenzioni con molti Comuni italiani per la realizzazione e gestione di questi erogatori: un sistema che sta riscontrando sempre più successo e che fornisce a costi decisamente convenienti ottima acqua a “Km 0”, evitando la produzione di migliaia di tonnellate di rifiuti ed emissioni di CO2.

Sistemi di erogazione possono riguardare anche prodotti detergenti e venire promossi dalle catene della grande distribuzione organizzata o da piccoli esercenti disposti a ospitare sistemi di ricarica grazie ai quali uno stesso contenitore può essere utilizzato più volte con beneficio dell’ambiente e risparmio sulla spesa. Lo stesso dicasi della possibilità di acquistare prodotti sfusi, in grado di minimizzare le necessità di imballaggi.  Esercizi commerciali e grande distribuzione organizzata in particolare possono dare un grande contributo al cambiamento dei modelli di consumo promuovendo nei propri punti vendita l’acquisto di prodotti e servizi in grado di ridurre i rifiuti di imballaggio e coltivare una nuova sensibilità al consumo.

Un’altra iniziativa che può essere promossa dalle imprese riguarda la sostituzione delle stoviglie usa e getta con quelle lavabili: gli operatori della ristorazione presso le mense pubbliche e private possono in questo modo qualificare in senso ambientale la loro offerta, aspetto particolarmente importante dopo l’introduzione con il nuovo Codice Appalti dell’obbligo per gli acquisiti della Pubblica amministrazione di rispettare i Criteri Ambientali Minimi.

I rifiuti si possono ridurre anche grazie alla possibilità di riutilizzare più volte uno stesso imballaggio. Possibili esempi in questo senso sono i sistemi di vuoto a rendere per contenitori di acqua e bevande a cui gli esercizi commerciali del circuito HORECA possono aderire, oppure la sostituzione da parte di agricoltori, grossisti e venditori finali delle cassette per ortofrutta usa e getta con quelle riutilizzabili, oppure la promozione da parte degli stessi agricoltori di sistemi di filiera corta in grado di eliminare molti degli imballaggi necessari alle fasi intermedie (stoccaggio, movimentazione, trasporto) tra produttore e consumatore finale. Infine, per entrare nel segmento della logistica, un esempio di riutilizzo sono i pallet progettati per essere utilizzati più volte (anche dietro riparazione) come quelli certificati dal sistema EPAL. Anche in questo caso, ogni rotazione in più che il pallet riesce a fare rappresenta un rifiuto di imballaggio evitato.

 

Esempi di minimizzazione dell’impatto ambientale

 

Esistono poi strategie di minimizzazione dell’impatto ambientale degli imballaggi. Molte di queste possono essere adottate dagli stessi produttori in fase di progettazione dell’imballaggio attraverso, ad esempio, la riduzione del contenuto di materiale (alleggerimento dell’imballaggio), l’utilizzo di materiali ecocompatibili (sostituzione della plastica tradizionale con quella compostabile), riciclati o più facili da riciclare. Esempi in questo senso possono essere le capsule del caffè. Il mercato delle capsule si è fortemente sviluppato negli ultimi anni contribuendo – come tutti i prodotti monoporzione e monouso – a incrementare la quantità dei rifiuti di imballaggio. Tuttavia, alcune imprese produttrici si sono poste il problema della loro sostenibilità sostituendo capsule in plastica o materiali misti con capsule biodegradabili e compostabili.

Come è possibile osservare da questa breve rassegna, non solo i consumatori finali ma anche le imprese hanno a che fare quotidianamente con gli imballaggi e possono pertanto intervenire nelle diverse fasi di vita (produzione, distribuzione, consumo) per ridurre gli imballaggi e i rifiuti che ne derivano. Come l’esperienza nazionale dimostra, persino le imprese di igiene ambientale, che si occupano per lo più della gestione del fine vita, possono contribuire a sensibilizzare le utenze verso buone pratiche di consumo sostenibile. Invitiamo pertanto le imprese italiane a unirsi alla SERR registrandosi e descrivendo la propria azione.

Se gli esempi proposti non fanno al caso vostro, potete consultate la guida online con altri esempi di azioni che possono riguardare le diverse categorie di Action Developer (cioè gli “organizzatori di azioni”).

Se volete registrate un’azione ma non sapete come fare consultate le nostre istruzioni.

Se invece avete bisogno di supporto nel comunicare le finalità della vostra iniziativa, sul sito europeo della SERR potrete trovare alcuni strumenti grafici appositamente elaborati.

Potete anche seguirci sulla pagina Facebook dedicata all’evento, sul profilo Twitter, sul sito ufficiale della SERR o scrivendo a serr@envi.info.

Per ricevere direttamente al vostro indirizzo di posta elettronica tutte le notizie sulla SERR, potete anche iscrivervi alla Newsletter di envi.info (modulo disponibile sulla homepage www.envi.info).

it-frame2-jpeg

[1] Conai: Programma generale di prevenzione e di gestione degli imballaggi e dei rifiuti di imballaggio – Relazione generale consuntiva 2014”. ISPRA, Rapporto Rifiuti Urbani 2015.

[2] Di nuovo Conai (Consorzio nazionale imballaggi) ed ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, Rapporto Rifiuti Urbani 2015.

A cura di Utilitalia

Lascia un commento