Dove finisce il nostro suolo? Una bussola per cambiare rotta

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Il suolo che perdiamo ogni anno in Italia non è soltanto una cifra nei rapporti tecnici: è un pezzo di futuro che si assottiglia.

I nuovi dati ISPRA/SNPA parlano chiaro: tra il 2023 e il 2024 abbiamo consumato 83,7 km² di suolo, con un ritmo di 2,7 m² al secondo, portando il totale dell’area artificializzata italiana oltre 21.500 km².

È il 7,17% del territorio nazionale, contro una media europea del 4,4%. Numeri che non descrivono soltanto un trend, ma un cambiamento silenzioso e continuo del nostro paesaggio: campi agricoli, pianure, coste e habitat naturali che, anno dopo anno, lasciano spazio a superfici impermeabili.

Dove si consuma di più è noto, e continua a peggiorare: Lombardia (12,22%), Veneto (11,86%) e Campania (10,61%) superano da tempo le soglie critiche, mentre oltre il 70% delle nuove urbanizzazioni avviene in aree agricole o naturali.

In molti casi si tratta di territori già esposti a rischio idrogeologico, dove il consumo di suolo amplifica fragilità esistenti: dal drenaggio delle acque alla fertilità, dal controllo delle temperature alla capacità di assorbire CO₂, fino alla tutela della biodiversità.

Localizzazione dei principali cambiamenti dovuti al consumo di suolo tra il 2006 e il 2024.
Fonte: elaborazioni ISPRA su cartografia SNPA

In questo scenario nasce uno strumento che può cambiare il modo in cui guardiamo al territorio: il nuovo Geoportale ConsumoSuolo.it, messo online da ISPRA e dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente.

Un portale aperto a tutti – amministrazioni, tecnici, scuole, cittadini – che permette di consultare mappe, serie storiche, immagini e indicatori aggiornati. Una sorta di “radiografia” dinamica dell’Italia, che rende finalmente accessibile un patrimonio di dati finora frammentato o poco leggibile.

Perché è importante parlarne ora? Perché la crisi climatica rende ogni metro quadro impermeabilizzato più vulnerabile. Suoli agricoli che scompaiono riducono la capacità produttiva; aree naturali ricoperte di cemento perdono funzioni ecosistemiche essenziali; le città, sempre più calde e compatte, aumentano i rischi e i costi sociali.

In un Paese fragile come l’Italia, consumare suolo significa spesso alimentare proprio quei fenomeni (alluvioni, frane, ondate di calore)  che già oggi ci mettono alla prova.

Ma comunicare il suolo richiede uno sforzo ulteriore: non basta pubblicare i numeri, bisogna tradurli in significati.

Raccontare cosa significa perdere 80 km² in un anno, spiegare il valore degli spazi che spariscono, dare voce alle comunità che chiedono più verde. Una svolta possibile rivolta alle scuole che possono usare il geoportale come laboratorio didattico, agli amministratori che ora dispongono di uno strumento oggettivo per dialogare con i cittadini. È questa la sfida: passare dai dati alle storie, dalle mappe alle decisioni.

Invertire la rotta è possibile, ma serve una bussola comune. Il nuovo rapporto ISPRA/SNPA e il Geoportale ci offrono esattamente questo: trasparenza, accesso, condivisione. Ingredienti fondamentali per costruire consapevolezza e responsabilità collettiva.

Perché il suolo non è una superficie vuota su cui costruire, ma una risorsa finita: proteggerla significa proteggere il Paese, la sua identità e il suo futuro.