Paesaggezza: tra alberi monumentali e cibo sano

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Carlo Mantovani, giornalista e scrittore modenese, ha unito le sue passioni per il mondo arboreo e gastronomico, creando il Movimento della Paesaggezza.

Un nuovo modello turistico, con itinerari “dendrogastronomici” alla riscoperta del territorio, degli alberi e dei sapori.

Come è nata la tua missione di ricercatore dendrogastronomico?

Una decina di anni fa ho capito che le mie due risalenti passioni di dendronauta (cioè cercatore di alberi monumentali) e di gastronauta (cioè di gourmand) potevano coesistere e interagire. Ho creato così un nuovo modello di turismo: mi ero accorto, infatti, che gli alberi monumentali si trovano quasi sempre in contesti di grande bellezza.

Grazie alle mie lunghe esplorazioni paesaggistiche, incentrate tra grandi alberi e grandissimi piatti e prodotti, ho così costruito un modello turistico innovativo, il turismo dendrogastronomico, che ha ispirato le mie tre guide, pubblicate nell’arco di dieci anni: Emilia Romagna, Provincia di Mantova e Provincia di Verona.

Dico sempre “segui i grandi alberi e arriverai in grandissimi posti”.  I grandi alberi affondano le radici nel terreno, cioè la natura; mentre i grandissimi piatti e prodotti della tradizione affondano le loro radici nel territorio, cioè la cultura. Natura e cultura  insieme formano il paesaggio, il bene più importante che possediamo.

Che cosa si intende per Paesaggezza?

E’ un neologismo che ho coniato nel 2021, una forma di saggezza legata al paesaggio. La consapevolezza che si acquisisce solo viaggiando ed esplorando il territorio, dell’importanza fondamentale del paesaggio, inteso come insieme di natura e cultura.

Una volta che te ne rendi conto, ti innamori del paesaggio e, spontaneamente, tendi a difenderlo, valorizzarlo e promuoverlo. Tre anni fa, nell’inerzia delle autorità territoriali competenti, ho deciso di premiare quelli che io chiamo “eroi silenziosi del paesaggio” veri e propri “geni del bene collettivo”: singoli, aziende, associazioni ed enti.

Organizziamo anche la Grande Festa della Paesaggezza, giunta alla quinta edizione. Quest’anno, ad esempio, la festa è andata in scena in provincia di Mantova, ospiti degli Amici del forte di Borgoforte: un incantevole giardino botanico di pianura ricavato nelle adiacenze di un forte.

Puoi farci qualche esempio virtuoso di Paesaggezza?

Se vogliamo fare alcuni esempi che mi stanno particolarmente a cuore, penso ai custodi del Per Russlin, prelibatissimo frutto antico dell’Appennino modenese che stiamo cercando di riportare alla conoscenza collettiva. Ma da sostenere sarebbero anche chi conserva i cosiddetti patriarchi da frutto, vere e proprie casseforti di biodiversità rurale, e chi continua a preparare il Savurett, antica e deliziosa composta di frutta autunnale a base di pere e mele tipica dell’Appennino reggiano. 

Proponete quindi un tipo di turismo sostenibile.

Sì. In perfetto equilibrio tra natura e cultura. Un turismo divertente, istruttivo, economico e anche sostenibile. Gli itinerari raramente superano i 20-30 km di distanza e quindi sono percorribili in bicicletta.

Dopo le escursioni si mangiano piatti e prodotti locali e si approfondisce la cultura locale. Un approccio turistico inedito, che genera uno stile di vita diverso, un nuovo modo di vedere le cose. Si scoprono luoghi non attraversati dalle usurate rotte del turismo di massa, favorendo l’unione del mondo arboreo e quello enogastronomico e quindi sintesi della mia proposta turistica.

Come divulghi le tue attività?

Utilizzo diversi strumenti: la pagina Facebook Paesaggezza e spesso siamo sostenuti dai media locali. Il mezzo che prediligo è il confronto personale con il pubblico, obiettivo delle mie lezioni di Paesaggezza e, ovviamente, le presentazioni delle mie guide, come quella appena uscita, dedicata al paesaggio veronese.