L’Oasi di Degache: arriva la raccolta dell’organico in Tunisia

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di Paolo Agostini

Come spesso accade nei paesi del nord d’Africa, la gestione dei rifiuti è considerata dalle amministrazioni una questione marginale senza importanza. Chiunque abbia viaggiato in queste località porta con se il ricordo di paesaggi e viste straordinarie rovinate, molto spesso, dalla presenza di rifiuti di qualsiasi genere abbandonati qua e la.

A Degache, piccolo paesino della Tunisia situato a sud nella regione del Jérid a pochi chilometri da Tozeur che conta poco più di diecimila abitanti, qualcosa sta cambiando. In questi giorni proprio qui ha preso il via un nuovo impianto di compostaggio ed un nuovo servizio di raccolta differenziata. Raccolta destinata a separare la frazione umido dalla frazione secco.

Si tratta di un progetto finanziato dal fondo 8×1000 della chiesa Valdese e concepito qualche anno fa da un gruppo di attori tra i quali A.I.C.A., ed E.R.I.C.A.  Il progetto si pone come obiettivo generale quello di favorire lo sviluppo sostenibile dell’Oasi di Degache attraverso la promozione, la valorizzazione e la tutela dell’ambiente. Obiettivo specifico invece quello di facilitare il reinserimento e reintegrazione di cittadini tunisini nel proprio paese d’origine; predisporre le condizioni necessarie alla nascita di imprese cooperative sostenibili nel settore ambientale e in altri settori; incrementare le relazioni tra soggetti diversi promuovendo la partecipazione giovanile tra Italia e Tunisia, al fine di facilitare l’avvio di azioni di cooperazione decentrata.

Si tratta del primo progetto in assoluto in tutta la zona del Maghreb dove la produzione di  compost è realizzata a partire dai rifiuti organici prodotti dagli abitanti stessi (organico domestico) mescolati con rami secchi di palma triturati.

La differenziazione dei rifiuti è fatta dalle famiglie grazie al conferimento dei rifiuti in due mastelli di colore diverso: rifiuto residuo (contenitore di colore verde), rifiuto organico (contenitore di colore marrone). Gli scarti prodotti quotidianamente sono ritirati dagli operatori del comune attraverso una semplice raccolta domiciliare. I cittadini espongono di fronte alla porta di casa il proprio contenitore seguendo un apposito calendario.

Questa semplice operazione di differenziazione dei rifiuti, vista ancora con una naturale diffidenza iniziale da parte della comunità, sta però già permettendo di diminuire e migliorare la qualità della frazione secca destinata al riciclo informale. Eliminare l’umido dalle discariche abusive contribuisce al contenimento della pericolosità del randagismo e al miglioramento delle condizioni igenico-sanitarie; produrre compost di qualità  utilizzato in agricoltura e per il palmeto ha invece un’indiscutibile utilità nel contrastare la desertificazione e nel sopperire a una nuova difficoltà: la mancanza  d’acqua dovuta all’abbassamento della falda acquifera.

Chiaramente ci sono ancora molte difficoltà da affrontare ma già quanto prodotto in questi giorni può far sperare nell’avvio di buone pratiche di gestione dei rifiuti.

 

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