Il territorio delle Langhe, riconosciuto come Patrimonio Mondiale UNESCO, va oltre l’eccellenza vinicola: è un ecosistema prezioso che richiede un’attenzione e una cura eccezionali.
In questo contesto, la cantina Vietti si fa custode e innovatrice, integrando la produzione di alta qualità con un sensibile impegno verso la sostenibilità ambientale.
Dalla gestione del vigneto fino alla vendita, la visione di Vietti è guidata dal rispetto del territorio lasciato in eredità e da tramandare alle future generazioni.
In questa intervista con Eugenio Palumbo, winemaker di Vietti, esploriamo come si traduce in pratica questa filosofia. Un dialogo che mostra non solo un’etica produttiva, ma anche una scelta comunicativa mirata a un racconto autentico e asciutto, basato sull’esperienza diretta.

Quali sono i valori fondamentali che guidano le vostre scelte ambientali, dalla produzione in vigna fino alla tavola del consumatore?
Abbiamo la responsabilità e fortuna di vivere in un territorio unico dal quale dobbiamo produrre la più alta qualità possibile con il minore impatto ambientale, per garantire alla generazioni future di poter continuare ad usufruire di un patrimonio così ricco e peculiare.
Il valore assoluto per noi è il rispetto del territorio che ci è stato consegnato dai nostri predecessori e che noi consegneremo alle generazioni future. Tutto parte da qui.
Come e quando è nata l’idea di integrare la sostenibilità ambientale e la raccolta fondi in tal senso nel core business di Vietti?
L’idea è nata grazie alla nostra proprietà americana, la famiglia Krause, da sempre molto attenta a questo tema. Inoltre, da gennaio 2024 siamo certificati Equalitas. Un contenitore di sostenibilità a 360°, non statico, ma in continua evoluzione e aggiornamento, in base alle differenti e più sensibili tematiche sul nostro ambiente.
Quale deve essere il ruolo di una cantina collocata in un territorio Patrimonio UNESCO, nella conservazione e sensibilizzazione ambientale?
Dobbiamo essere bravi ad applicare le tecniche imparate in annate con condizioni particolarmente diverse per continuare a garantire un livello qualitativo molto alto senza danneggiare e depauperare il territorio agricolo.
Così facendo riusciamo a creare una continuità di immagine e percezione del nostro territorio anche agli occhi di chi vive lontano da queste zone e lontano dal mondo agricolo.
In sintesi, quali sono le pratiche più significative che adottate per ridurre l’impatto ambientale e qual è la sfida più grande che avete incontrato?
Minor numero di trattamenti possibile, minor numero di interventi in vigna con mezzi meccanizzati e pesanti che stressano il terreno e che non permettono alle radici di assorbire gli elementi nutritivi necessari per il ciclo vegetativo.
Una gestione responsabile dell’acqua con lavorazioni sottofila mirate a recuperare e a permettere alle precipitazioni di penetrare nel terreno. Questo perché troppe volte, negli ultimi decenni, abbiamo visto che le precipitazioni sono distribuite in modo non omogeneo durante la stagione, con il rischio di sprecare l’acqua che è una risorsa preziosa.
Come vi approcciate in termini di comunicazione da questo punto di vista?
La nostra filosofia è quella di non sovracomunicare. Amiamo raccontare i nostri progetti, le nostre sfide, la nostra filosofia e noi stessi, sì attraverso i cani social, ma soprattutto attraverso l’esperienza diretta con chi viene a visitarci in cantina, con i nostri importatori, agenti e con i giornalisti.
La sostenibilità non è dunque una tendenza, ma un valore fondante che guida ogni scelta.
Un’approccio che ben si applica inoltre al loro stile comunicativo misurato, che predilige autenticità a discapito di vuote retoriche. È chiaro quindi che la cantina Vietti dimostra come l’eccellenza in un territorio UNESCO debba necessariamente passare attraverso il rispetto profondo e la responsabilità verso il futuro.