Ethaka: un progetto di agricoltura sostenibile

| scritto da |

Siamo in Mozambico, nella città di Quelimane, dove è nato il progetto “Ethaka – un modello di produzione agricola e consumo sostenibile per la resilienza climatica e la sicurezza alimentare e nutrizionale”, finanziato da AICS (Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo) e sviluppato da diversi partner, tra cui ICEI come capofila e Mani Tese.

La città, come raccontano le volontarie dei Corpi Civili di Pace impegnate insieme allo staff locale di Ethaka, “si trova in una delle regioni più povere del Mozambico. Qui le conseguenze della crisi climatica non sono più una minaccia futura: sono già realtà”.

A Quelimane la vita pulsa ovunque: tra i venditori ambulanti che cantano all’alba, tra le moto che sfrecciano nelle pozzanghere lasciate dalla pioggia, tra le mani instancabili delle donne che coltivano, cucinano, crescono figli e animano la comunità.

Le comunità coinvolte nel progetto sono Inhangome, Ebona e Mixixine localizzate nella provincia di Zambezia, nel Mozambico Centrale, e Nampula, a nord-est del paese.

Il progetto

Il progetto Ethaka si sviluppa attraverso la realizzazione di attività come la piscicoltura, l’apicoltura, l’allevamento di specie quali anatre, conigli e capre, coltivazioni orticole e la produzione di riso.

L’obiettivo è garantire la promozione dell’accesso al cibo e della produzione alimentare diversificata ed ecologicamente sostenibile, contribuendo non solo al raggiungimento della sicurezza alimentare, ma anche dell’ampliamento dell’accesso al mercato dei piccoli produttori rurali.

Questo progetto mette in atto attività di mitigazione del cambiamento climatico e favorisce la sostenibilità economica, sociale e ambientale. Attraverso la diversificazione delle produzioni agricole e zootecniche, viene ridotta la dipendenza da un’unica fonte di reddito e migliorata la capacità delle comunità rurali di adattarsi alle variazioni climatiche.

Le pratiche promosse, come l’uso efficiente delle risorse idriche, la tutela della biodiversità e la riduzione dell’impatto ambientale delle coltivazioni, contribuiscono a preservare gli ecosistemi locali e a garantire una gestione responsabile del territorio.

Allo stesso tempo, il rafforzamento delle competenze tecniche e organizzative dei piccoli produttori favorisce l’inclusione sociale e la creazione di nuove opportunità economiche, generando benefici duraturi per le famiglie coinvolte e per l’intera comunità.

Fai del tuo meglio con ciò che hai

In questo contesto, le foreste di mangrovie hanno sempre protetto l’ambiente e la comunità da eventi atmosferici avversi. Queste piante dalle radici arcuate che si protendono nell’acqua proteggono infatti le coste dall’erosione e dall’impatto delle tempeste e degli effetti del cambiamento climatico.

Con il passaggio dei cicloni e le conseguenze delle alluvioni, l’innalzamento del livello del mare, l’inquinamento e lo sviluppo urbano incontrollato, queste foreste stanno scomparendo. Si è dunque reso necessario ricreare quell’ambiente naturale con una nuova piantumazione delle mangrovie, il cui legno è utilizzato anche per costruire le abitazioni delle comunità.

Una soluzione come il ripopolamento delle aree interessate può sembrare una banalità agli occhi dell’Occidente, ma non in un paese come il Mozambico.

C’è un’espressione utilizzata per rappresentare interventi di questo genere in contesti con poche risorse a disposizione: innovazione frugale. L’approccio frugale, nato quindi in condizioni ambientali con scarsa disponibilità in termini di risorse, si pone in contrapposizione con l’approccio estrattivista che sfrutta oltre il limite le risorse naturali del nostro pianeta.

E il Mozambico è ancora oggi considerato un Paese da sfruttare dove la ricchezza finisce inevitabilmente in mano a pochi. Da qui nasce la contraddizione che ha coniato l’espressione “maledizione delle risorse”.  La presenza di gas naturale e delle materie prime come carbone, grafite, oro non ha portato ad uno sviluppo democratico, ma a conflitti e corruzione per ottenere le risorse.

Eppure, lontano dai grandi interessi, c’è chi da anni vive e lavora nel Paese che sa molto bene dove risiede la forza di progetti come questo: nella resilienza delle comunità e nella capacità di considerare la natura una preziosa alleata, una maestra di soluzioni che germogliano dal basso.