Intervista a Stefano Fusi: ambientalista, autore e narratore urbano di una natura che resiste (e sorprende) dentro la città.
«Ho iniziato a piantare alberi a 16 anni, nel 1974, per il progetto Boscoincittà: la prima riforestazione urbana in Italia. Da lì non mi sono più fermato». Stefano Fusi è un ambientalista, giornalista pubblicista e indigeno milanese: nato e cresciuto nella periferia, da sempre in prima linea per tutelare il verde urbano e periurbano. Lo abbiamo incontrato incuriositi dal suo ultimo libro, edito da Lalbero Edizioni, Milano Selvatica.

Un titolo suggestivo, che pare contenere una contraddizione. Fusi ci spiega che non è così:
«Milano ha grandissime potenzialità ambientali, ma forse poco conosciute. A Sud, ad esempio, ospita uno dei parchi agricoli più grandi d’Europa, con risaie, fontanili e nuove oasi nate da cave dismesse. Ma ci sono anche spazi rigenerati spontaneamente, come la Foresta della Goccia alla Bovisa o Piazza d’Armi di Baggio – due aree grandi quanto Parco Sempione che, dismesse, si sono trasformate in veri boschi urbani. Eppure, proprio per questo, minacciate: lo spazio libero, in città, è visto come un vuoto da riempire con nuove costruzioni».
Il libro è insieme mappa ecologica, racconto personale e manifesto culturale, che Fusi descrive come il frutto di un lungo percorso e di un’intensa esperienza di cammino e osservazione:
«L’ho scritto coi piedi, oltre che con la testa e le mani. Durante il lockdown, quando non si poteva uscire dal proprio Comune, ho iniziato a mappare i luoghi sul terreno, in maniera artigianale. Passo dopo passo, ho voluto unire le due anime dell’approccio alla natura: quella scientifica e quella emozionale. Trovate dunque non solo parole, ma anche immagini – ogni capitolo è introdotto da un animale simbolico. Per esempio, la cicogna rappresenta Chiaravalle, dove vivo e dove sono state fatte delle iniziative per impedire la costruzione di uno stadio vicino alla nota abbazia».

Il racconto di Milano Selvatica intreccia quindi memorie personali, disegni naturalistici e dati ecologici: «Volevo mostrare che Milano può essere raccontata anche così. La possibilità di camminare ore nel verde, partecipare a iniziative, ha un impatto diretto sulla salute e sul benessere. Questo vale soprattutto per i bambini, che nella natura riscoprono la meraviglia: a Boscoincittà e poi con il programma “Scuola Ambiente” del Comune di Milano, nei primi anni Ottanta, ci siamo accorti che molti ne avevano quasi timore, proprio perché non avevano maturato un rapporto diretto». Prosegue:
«Mi considero un seguace dell’ecologia profonda: non basta affrontare i problemi ambientali solo con strumenti tecnici o amministrativi. Dobbiamo innamorarci della natura, sentire che ne facciamo parte. Questo legame nasce da lontano. Da bambino ho frequentato l’Istituto Comprensivo Rinnovata Pizzigoni, unica negli anni Sessanta a prevedere classi miste e interazione quotidiana con la natura. Quel tipo di educazione ha lasciato in me un imprinting profondo. È incredibile quanto abbia condizionato tutti noi, in realtà: di recente ho ritrovato una mia ex compagna di classe e anche lei ha deciso di dedicare la sua vita a questi temi. È qualcosa che ci è rimasto dentro, come un seme che ha attecchito».
Fusi unisce registri comunicativi diversi, che trovano una casa comune in questo libro, in cui a fare eco sono i progetti e le iniziative. «Ci sono comitati cittadini locali attivi – persone che, a proprie spese, difendono e gestiscono il verde. Come “Le Giardiniere”, gruppo di donne e docenti universitarie che ha ottenuto la tutela di parte del bosco di Piazza d’Armi, avviando progetti di educazione ambientale, orti, protezione delle api. Oppure il recupero del fiume Lambro, un tempo tra i più inquinati d’Italia: oggi si comincia a rinaturalizzare le sponde, dove sono nate piccole oasi, boschi, zone umide. La vita torna, se la si lascia tornare».
Progetti che cercano la collaborazione della pubblica amministrazione, contrastando con appelli diretti ogni iniziativa di greenwashing portata avanti dalle istituzioni. Stefano Fusi è fermamente convinto che «Milano potrebbe essere una città modernissima se salvasse la sua anima naturale. I boschi orizzontali sono il suo vero cuore. In fondo, anche nei simboli il richiamo al verde è sempre presente. È nell’inconscio collettivo. Milano è una città che può ancora dare un esempio al mondo, essere un centro di irradiazione di nuove tendenze. Ho scritto questo libro come cittadino che ama il luogo in cui vive e che crede nelle sue potenzialità».

