Durante il mese di maggio l’associazione ambientalista Greenpeace e il collettivo ReCommon hanno presentato il documentario “Il prezzo che paghiamo”, da loro prodotto e realizzato dal collettivo di giornalisti Fada con la regia di Sara Manisera.
Il documentario approfondisce il legame tra i danni sociali ed economici della crisi climatica e i maggiori responsabili di quest’ultima, le multinazionali del petrolio e del gas, che spesso non ammettono le loro responsabilità climatiche.
Il racconto inizia dall’Emilia-Romagna, colpita negli ultimi due anni da quattro alluvioni che hanno devastato vari Comuni.
Tra immagini dei danni causati dalle inondazioni e interviste ad alcuni residenti, il documentario racconta i terribili effetti della crisi climatica, pagati dalle persone che ne subiscono le conseguenze.
Ci si sposta poi in Basilicata, più precisamente in Val d’Agri, un’area che ospita il più grande giacimento petrolifero su terraferma in Europa. Qui sono operative alcune tra le più importanti compagnie fossili. Le loro estrazioni hanno avuto importanti ricadute sul piano ambientale, trasformando profondamente il territorio.
Alcuni gruppi di cittadini, come il comitato CovaContro, si impegnano per mettere in luce gli impatti ambientali e sociali delle estrazioni, soprattutto di alcuni fenomeni come il flaring. Questo consiste nel bruciare il gas naturale in eccesso estratto insieme al petrolio, poiché sarebbe troppo costoso trasportarlo e riutilizzarlo, generando però fiamme ed emissioni nascoste.
Emerge fin qui che gli effetti della crisi climatica, “una presenza costante nella vita quotidiana”, vengono pagati dalle persone comuni che subiscono i danni degli eventi estremi e dell’inquinamento.
Restano così in secondo piano i veri responsabili, le multinazionali del settore fossile. Il documentario per questo ricostruisce con precisione storica l’influenza delle aziende petrolifere sulla politica e sull’informazione.
Fin dagli anni ’70 queste aziende conoscevano i rischi causati dall’aumento delle emissioni di Co2 e dall’incremento della temperatura, ma nonostante ciò hanno continuato nelle loro attività, con enormi profitti. Inoltre hanno profondamente influenzato la politica e i media tramite ingenti pubblicità e campagne di lobbying.
Il documentario approfondisce questi importanti temi intervistando tra gli altri Stella Levantesi, giornalista autrice del libro “I bugiardi del clima. Potere, politica, psicologia di chi nega la crisi del secolo” e Milena Gabanelli, ex conduttrice del programma Report di Rai Tre e ora giornalista del Corriera della Sera. Entrambe evidenziano la profonda influenza che hanno le multinazionali fossili sul mondo dell’informazione italiana tramite le sovvenzioni pubblicitarie.
Sabato 24 maggio, a Milano, la redazione della rivista Scomodo ha proiettato il documentario. In questa occasione è intervenuto Federico Spadini, campaigner clima e trasporti di Greenpeace, che ha ricordato come nel 2024 le notizie dedicate alla crisi climatica sulla stampa e sulla televisione italiana si sono dimezzate rispetto al 2023. Inoltre, ha sottolineato come spesso l’informazione climatica manchi di accuratezza e precisione.
Il prezzo che paghiamo ha voluto colmare il vuoto informativo nei media italiani e presentare la responsabilità diretta delle grandi aziende petrolifere nella crisi climatica.
Il documentario è già stato proiettato in alcune città italiane e nel mese di giugno sono in programma altre serate, ed è possibile organizzare una proiezione nei cinema, centri culturali e nelle scuole.
