Un 5 giugno diverso, per un ambiente che ha bisogno di voce

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Il 5 giugno non è una data qualsiasi. La Giornata Mondiale dell’Ambiente da 53 anni è il giorno in cui, in tutto il mondo, si accende una luce sul nostro rapporto con il pianeta. E mai come oggi, nel 2025, serve farlo con determinazione.

Si tratta di una ricorrenza istituita nel 1972 a Stoccolma durante la prima storica Conferenza delle Nazioni Unite sull’Ambiente Umano.

Il tema scelto dall’UNEP per quest’anno è Beat Plastic Pollution, un richiamo urgente ad affrontare la crisi globale della plastica.

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente, ogni anno vengono prodotte oltre 430 milioni di tonnellate di plastica, e due terzi sono a vita breve. Si stima che ogni minuto un camion di plastica finisca nei nostri oceani.

Ma affrontare questa sfida non è solo un gesto ambientale: è un atto di giustizia, di innovazione, di responsabilità condivisa. Comunicazione, educazione e scelte politiche giocano un ruolo decisivo nel cambiare la rotta.

In tutta Italia, il 5 giugno sarà celebrato con eventi nei parchi, campagne nelle scuole, musei attivi sui social, laboratori, camminate urbane, incontri istituzionali. Un mosaico di iniziative che mostra un Paese in fermento, dove la cultura ambientale si costruisce dal basso, nelle comunità locali.

Il contesto globale, però, resta complesso. Il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato, con picchi di eventi estremi in Asia, Europa e America.

Ma a preoccupare non è solo la crisi climatica: negli Stati Uniti, è emerso il caso emblematico che riguarda il NOAA, l’agenzia federale per lo studio del clima e degli oceani, accusata di subire pressioni politiche per ridurre la portata delle proprie comunicazioni scientifiche.

Un fatto che ci ricorda quanto la libertà di informare sia parte integrante della battaglia per la sostenibilità.

E proprio qui entra in gioco la comunicazione ambientale. Parlare di ambiente nel 2025 significa scegliere le parole giuste per resistere alla disinformazione, generare fiducia, orientare comportamenti. Secondo il Climate Misinformation Monitor, la disinformazione climatica online è aumentata del 40% nell’ultimo anno. Eppure, crescono anche le voci, i progetti, le reti che sanno rispondere con creatività, rigore, empatia.

Il 5 giugno non basta a cambiare il mondo. Ma ci ricorda che senza una narrazione condivisa e accessibile, nessuna transizione sarà davvero possibile.

Serve una voce collettiva, capace di raccontare non solo le emergenze, ma anche le opportunità. Perché la Terra ha bisogno di soluzioni, ma anche di storie che aiutino a crederci davvero.