Black out in Spagna: il racconto e le “reali” cause

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Sono le 12:00 di lunedì 28 aprile quando la Spagna, gran parte del Portogallo e alcune zone nel sud della Francia, restano senza corrente elettrica. Un black out totale che nei due paesi iberici è durato fino al giorno successivo e di cui le cause ancora oggi non sono totalmente chiare.

Le prime interruzioni della produzione di energia elettrica sarebbero avvenute nelle province di Granada, Badajoz e Siviglia. Il guasto, probabilmente nato in una sottostazione a Granada, avrebbe causato le successive interruzioni pochi secondi dopo anche nelle altre due città. In totale la perdita di generazione elettrica è stata di 2,2 gigawatt. Una quantità di energia sufficiente per una intera città.

Solo alla fine del mese la Red Eléctrica, l’azienda pubblica spagnola responsabile della rete elettrica, ha escluso tra le cause del black out un attacco informatico. Il 14 maggio scorso la ministra per la Transizione ecologica del governo spagnolo, Sara Aagesen, ha rivelato in Parlamento i primi dati concreti riguardo l’accaduto.

L’indagine è ancora in corso, ma sono esclusi problemi di copertura, legati al backup o un problema legato alle dimensioni delle reti.

Sebbene le certezze riguardo le cause di un così ampio black out siano ancora molto poche, molti media nazionali e internazionali hanno collegato tale evento al massiccio utilizzo di fonti di energia rinnovabile che viene fatto in Spagna e Portogallo. 

I dati del 2024 riguardo Madrid vedono la percentuale di energia elettrica ottenuta da fonti rinnovabili al 56% (per un confronto, l’Italia è al 41,2%).

L’accusa all’attuale governo spagnolo di Pedro Sanchez è di aver voluto abbandonare il nucleare (definitivamente entro il 2030) affidandosi a fonti di energia “non controllabili e instabili” come l’eolico e il fotovoltaico.

Soprattutto quest’ultimo è finito al centro della polemica poiché è molto utilizzato nelle regioni del sud dove si sarebbe generato il black out.

Il tema della dismissione del nucleare, in Spagna, è stato ben presto utilizzato a scopi politici con i principali partiti di opposizione, tra questi il Partito Popolare e Vox, chiedendo subito una revisione del piano di dismissione.

Lo stesso primo ministro ha subito chiarito che la disconnessione delle centrali fotovoltaiche è avvenuta dopo l’inizio del collasso di sistema. Un concetto ribadito anche dalla presidente di Red Eléctrica, Beatriz Corredor.

Riguardo l’invocato ritorno al nucleare, Greenpeace ha risposto con dati esplicativi:

Le fonti rinnovabili erano tornate a garantire oltre il 90% dell’elettricità già alle 17:00 dello stesso giorno dell’incidente, a 5 ore di distanza da un evento potenzialmente catastrofico. Le centrali nucleari, al contrario, hanno richiesto molte ore o più di un giorno per tornare operative

In Italia, tra le testate giornalistiche più critiche verso il fotovoltaico troviamo sicuramente La Verità che scrive di “scarsità di energia convenzionale” e “dogma verde.

Il Fatto Quotidiano ha invece sottolineato la necessità di investire in sistemi di accumulo per gestire l’intermittenza delle fonti rinnovabili. Gli stessi invitano a “non farsi fregare da chi vuole avvelenarvi con petrolio e gas”.

Secondo La Repubblica a non funzionare è l’intero sistema energetico spagnolo che si basa sul concetto di Must run. In questo modo l’energia prodotta è inserita immediatamente nel sistema poiché questa comporta una riduzione notevole del prezzo.

Un meccanismo che può indurre i produttori di energia che utilizzano centrali a gas o nucleari a tenerle spente invece di farle lavorare in perdita. Queste ultime inquinano, ma producono energia in maniera molto più stabile e costante rispetto ad eolico e fotovoltaico, rendendo meno probabili eventi come quello dello scorso 28 aprile

Altra questione esposta da molti media, sia spagnoli che europei, riguarda il difficile collegamento della linea elettrica spagnola e portoghese con quella francese e del resto d’Europa.

Un problema annoso, legato alla presenza dei Pirenei, ma mai affrontato seriamente dalle istituzion. Questo ha certamente aggravato la situazione in Spagna e Portogallo anche rispetto alla Francia, colpita solo in parte dal black out.

Il racconto dell’avvenuto sembra in generale essersi diviso tra chi ha cercato nelle fonti rinnovabile il facile capro espiatorio e chi invece ha provato ad analizzare la situazione con maggiore profondità.

Tutto ciò mentre gli studi e le analisi necessarie a individuare le reali cause sono ancora in corso di svolgimento.