Un compost? Nel deserto?

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In seguito al lancio della campagna di finanziamento del nostro progetto nel governatorato di Tozeur, in Tunisia, tanti di voi si saranno chiesti, concretamente, come sia stato possibile creare un sito di compostaggio nel deserto del Sahara; o più semplicemente, come si faccia un compost.

Il progetto è iniziato con una prima fase di dialogo, nel 2012, con l’amministrazione di Degache, la quale si è mostrata molto disponibile a cambiare le proprie abitudini di raccolta dei rifiuti e ha coinvolto un primo campione di 250 famiglie. La raccolta porta a porta giornaliera, già attiva da tempo nel paese tunisino è stata riorganizzata alternando, un giorno l’umido e uno il secco. La municipalità ha messo inoltre a disposizione un trattore ed alcuni operatori che, concretamente, hanno gestito, con l’aiuto di Paolo, il sito di compostaggio.

Contemporaneamente è stato scelto il luogo adatto per le fasi di realizzazione del compost; si è privilegiata la zona del palmeto per due motivi. Innanzitutto, perché si tratta del luogo più umido e dove cresce la maggior parte della vegetazione del luogo; inoltre, era necessario utilizzare le foglie di scarto delle palme per comporre il compost.

Il sito è organizzato in quattro zone. La prima è detta di “scarico”, dove viene portata la porzione organica e mescolata con le foglie di palma secche utili per dare struttura al compost.

La seconda zona è occupata esclusivamente dalle compostiere: ce ne sono molte, perché è necessario che il prodotto organico vi passi un periodo uniforme all’interno (per la precisione, un mese e mezzo) ed essendo la raccolta dell’organico giornaliera ci sarebbe voluto troppo tempo per accumulare la quantità necessaria per avere un’unica grande compostiera.

La terza zona è dove si posizionano le “andane”, ovvero i cumuli di materiale organico una volta tolto dalle compostiere. A contatto con il terreno, questi mucchi normalmente diventano più umidi; tuttavia, essendo il clima tunisino molto arido, il compost lasciato all’aria aperta si seccava troppo. Come si vede nella foto, è stato dunque necessario trovare una soluzione alternativa: è stata quindi istituita una specie di serra, per mantenere il materiale più riparato e, di conseguenza, umido.

Passati tre mesi, il compost passa alla quarta e ultima zona, dove viene setacciato e quindi diviso dallo strutturante (foglie di palma). Infine, il terriccio ottenuto viene insacchettato ed è pronto per essere distribuito agli agricoltori.

La seconda fase del progetto è iniziata nel 2015 e il campione coinvolto è passato da 250 famiglie, a 750. Nel 2017 è partita la fase tre: sono stati selezionati 3 altri paesi del governatorato, con i quali si parte nuovamente da un campione di 250 famiglie in ognuno. A Degache si arriverà al coinvolgimento di 1000 nuclei famigliari.

Siamo molto fieri di quanto fatto finora: siamo partiti dalla terra per tornare alla terra. Nulla di più semplice. Eppure, grazie a questo procedimento nel governatorato di Tozeur potremo riuscire a contrastare la desertificazione del suolo causata dal cambiamento climatico!

Di Anna Filippucci

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