Rifiuti a Napoli: la “pubblicità progresso” può essere autocelebrazione?

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di Redazione

Una donna sommersa dalla spazzatura, a rappresentare la città di Napoli, viene liberata da alcune persone, che simboleggiano il Governo Italiano: questo lo spot “Napoli. Bella ieri, bella oggi, bella domani“, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e da Pubblicità Progresso, in onda fino all’11 aprile sulle principali emittenti televisive italiane.

Come in tutti i lavori di “Pubblicità Progresso”, la narrazione è molto semplice, poiché deve raggiungere un ampio pubblico. La cromia alterna due precise fasi: un inizio disforico in bianco e nero, poi i colori a sottolineare il risveglio della città. La recitazione vuole invece enfatizzare lo stile delle attrici simbolo di Napoli: è infatti chiaro il riferimento a Sofia Loren, che recitò in “Ieri, oggi, domani”, pellicola richiamata dal claim della campagna.

Indipendentemente dalla realizzazione artistica, lo spot ha suscitato svariate polemiche sui contenuti e i messaggi veicolati. Secondo i suoi detrattori, infatti, non educa i napoletani alla raccolta differenziata, tralascia i grandi danni provocati dall’emergenza rifiuti sull’ambiente e sulla salute dei cittadini, celebra la bellezza esteriore come un valore superiore in cui credere e, infine, offende le donne e la città stessa.

Pubblicità Progresso, attraverso il suo presidente Alberto Contri, si difende: «Vediamo con dispiacere che da nessuna parte si riscontra una parola sull’eccellente lavoro, né sulla qualità di uno spot che si distanzia notevolmente dalla solita comunicazione un po’ retorica, e che – con toni tutt’altro che trionfalistici e assai pacati- invita i cittadini e gli ospiti a collaborare».

Un’analisi che tiene però fuori il problema di come viene raffigurata la donna in questo spot che, secondo Valeria Valente (assessore alle pari opportunità del Comune di Napoli) viene vilipesa. Per lei, infatti, una pubblicità di questo tipo colpisce la dignità della donna ed è da considerarsi «un’offesa alle donne, nonché un ‘rilancio’ di Napoli come ‘città dell’immondizia’». L’Unione Donne Italiane ha inoltre presentato una segnalazione allo IAP (Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria) in quanto lo spot violerebbe alcuni articoli del Codice di autodisciplina: per la ripugnanza denigratoria con la quale si accomunano le donne e Napoli insieme ai rifiuti; per l’uso di stereotipi femminili tesi a ledere la dignità delle donne; per l’induzione a comportamenti inadeguati alla gravità della situazione ambientale, nonché l’induzione all’abbassamento della vigilanza sulla rapina del territorio, ancora in atto per quanto riguarda lo sfruttamento di intere aree vicine a centri abitati.

Ma le questioni sollevate dall’analisi dello spot sono molteplici.
Pubblicità Progresso, che per sua missione affronta temi di pubblica utilità, in questo caso quale messaggio trasmette (a parte il fatto di aver “risolto il problema”)?
Uno spot di questo tipo è veramente efficace dal punto di vista delle azioni positive che dovrebbe incentivare: raccolta differenziata, maggiore attenzione verso l’ambiente e il territorio, ecc? C’erano forse modalità più “educative” e meno “celebrative” per affrontare l’argomento, magari lavorando con le tante realtà virtuose del territorio?

Intanto lo spot impazza su You Tube… anche se il popolo della rete preferisce la versione parodistica di “You blob”, che vince nettamente la classifica dei click.

9 commenti su “Rifiuti a Napoli: la “pubblicità progresso” può essere autocelebrazione?”

  1. ho visto lo spot, non lo trovo entusiasmante ma neanche offensivo per le donne, la televisione ci propina continuamente modelli di donna decisamente più svilenti di quell’attrice della pubblicità progresso. chiara

  2. trovo anch’io che lo spot non sia dei più riusciti. anzi, penso proprio che sia il peggiore che abbia mai realizzato pubblicità progresso. se fossi una napoletano mi sentirei piuttosto arrabbiata…

  3. Come redazione ci siamo interrogati sul messaggio di questo spot che dovrebbe incitare a cambiare un comportamento e non comunicare un risultato. Credo che invece a Napoli molto sia ancora da fare e che la collaborazione dei cittadini in modo attivo sia indispensabile.Emanuela Rosio – Direttore

  4. Almeno comunicasse un risultato, cara Emanuela! Invece c’è proprio poco da comunicare…se non voler far credere che Napoli ora sia pulita,grazie alla magica azione del Governo e al termovalorizzatore di Acerra,quello che Silvio B ha definito “Un dono di Dio”…

  5. L’unico progresso che questa pubblicità punta a raggiungere, ahinoi, è un incremento di consenso verso la compagina governativa. Non c’è da stupirsi che ancora una volta (sic!) ciò che è pubblico (in questo caso la comunicazione pubblica) venga sfruttato a fini perconalistici di mera propaganda.

  6. L’accumulo di sacchetti che si vede nelle immagini delle strade di Napoli è sicuramente impressionante. A me è venuto un pensiero… ma se si provasse a chiedere ai Napoletani di non comprare più plastica, di tenere la carta in casa e di metterla furi ogni 15 giorni, di mettere il vetro nelle campane e si partisse con la raccolta dell’organico un giorno sì e uno no non è forse vero che questi mucchi non ci sarebbero più? Sicuramente servirebbe un grosso impegno in comunicazione, ma il problema di mancanza di impianti per smaltire il rifiuto tal quale si ridimensionerebbe non poco. E’ un sogno? Io ci credo e mi immagino quella montagna di sacchetti ridursi grazie a un minore acquisto di rifiuti e a una separazione dei materiali riciclabili. Sapere che cosa ne pensano i napoletani a riguardo sarebbe utile… il loro impegno farebbe la differenza.

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