Parlare d’ambiente, meno numeri e più emozioni

| scritto da |

energitismoIngegnere, scrittrice, fondatrice e presidente di Energitismo, associazione che mira a coniugare tecnologia, arte e piccole realtà virtuose, Claudia Bettiol è un fiume in piena e ha molto da dire in tema di comunicazione ambientale.

Nel tuo bellissimo saggioCuore e ambiente scrivi che per aiutare la terra a trovare un nuovo equilibrio dobbiamo pensare a una rivoluzione. Che tipo di rivoluzione ci salverà?

Una rivoluzione culturale, senza dubbio. Abbiamo già a disposizione tecnologie importanti, ma ciò che manca veramente è il cambiamento culturale. Prendiamo ad esempio l’introduzione della raccolta differenziata: nessuna amministrazione si aspettava un tale successo, le persone hanno modificato le loro abitudini. Ciò che è intervenuto è stato proprio un cambiamento culturale.

Il cambiamento culturale deve avvenire su scala macro, a partire dai governi, o su scala micro, a partire dai comportamenti dei singoli?

Dipende dal singolo caso, in generale i due processi sono strettamente legati: devono essere coinvolte e responsabilizzate tutte le parti in causa, dalle autorità politiche ai cittadini, passando per imprese e gruppi di interessi diffusi.

Come convincere le persone a modificare le proprie abitudini?

Il cambiamento deve risultare attraente, per usare una parola inglese efficace il cambiamento deve essere “cool”: è importante cioè che venga vissuto in modo positivo. Modificare le proprie abitudini va contro la naturale predisposizione dell’uomo, che una volta trovato un equilibrio prova sicurezza nel mantenere la stabilità conquistata. In questa dinamica la capacità di far leva sugli interessi comuni gioca un ruolo importante.

Nella comunicazione mediatica l’ambiente è relegato in seconda fila e torna alla ribalta solo in occasione di eventi catastrofici o di eventi con una risonanza mondiale come la Conferenza di Parigi sul clima, mentre altri temi coinvolgono in modo costante. Perché?

Quando si parla di ambiente vengono in genere riportate cifre, ma la verità è che le persone hanno poca dimestichezza con i numeri, perché è difficile poter sentire i numeri a livello sensoriale.  Se si vuole allargare la fascia del pubblico, al di là degli addetti ai lavori o di chi ha già una sensibilità per le tematiche ambientali, è necessario che nella comunicazione mediatica si adotti un lessico attraente, comprensibile, in grado di far leva su emozioni, sogni e sentimenti, facendo ricorso alla grande forza evocativa che possono avere le immagini: se non si raggiungono i cuori delle persone, se non si suscitano emozioni, non si potrà mai destare un effettivo e duraturo interesse.

Quali sentimenti bisogna investire per far leva sugli animi: paura, orgoglio, empatia, speranza…?

Sentimenti positivi, senza dubbio.  I sentimenti negativi possono annichilire, far chiudere in se stessi. L’ambiente deve essere riconducibile alla bellezza, alla fruibilità, deve destare emozioni, che sono l’unico motore in grado di portare ad un’azione concreta di cambiamento.

Sei la promotrice di Energitismo : di cosa si tratta?

Energitismo è un’associazione che prende le sue mosse dalla volontà di promuovere la bellezza nella tecnologia e nella società, mettendo in rete artisti, ingegneri, imprese, designer. Ora siamo andati oltre questo concetto, approdando nella promozione della sostenibilità di tutte le piccole realtà: piccoli artigiani, piccole comunità, piccole aziende. Piccolo, bello e sostenibile.

Perché credi che le politiche ambientali abbiano il potere di infiammare i cuori e influenzare i sogni dei giovani ventenni ?E dei meno giovani?

Sui meno giovani pesa il valore dell’eduzione, mentre i giovani hanno la capacità di creare nuovi eroi positivi, percependo in modo immediato il valore di chi si muove per cambiare le leggi fino a immedesimarlo in una figura eroica.

La parola ambientalismo assume spesso una connotazione negativa e gli ambientalisti sono ricondotti a seccatori inopportuni. Perché?

 Le grosse lobby del petrolio e del carbone da sempre investono molto nella comunicazione, pianificando campagne di comunicazione tali da influenzare l’opinione pubblica nonostante i dati siano quasi sempre a favore delle cause ambientali. Ma, come ho sottolineato prima, le persone non hanno dimestichezza con i numeri, ciò che conta è la percezione di un dato.

Stefania Villa

 

 

 

Lascia un commento